Ponte e darsena
fortificazioni Maniace
Il Ponte della Darsena nell'età spagnola
Il canale ed il ponte di cui abbiamo memoria grazie alle testimonianze dei cronisti arabi e normanni vengono successivamente interrati.
Tutti i rilievi dell'età rinascimentale mostrano infatti l'area antistante la fortezza di Siracusa con un fossato in secca.
L'idea di rimettere in collegamento le acque del porlo grande con quelle del porto piccolo incomincia a farsi strada dopo il terremoto del 1542.
Per l'attuazione del canale si dovranno comunque attendere i lavori promossi dal Viceré di Ligne. E', infatti, a partire dal 1675, che davanti ai baluardi di S. Filippo e di S. Lucia si realizzano il Canale della Darsena e quello del Rivellino, l'isolotto del Rivellino e due ponti a struttura mista con alzatoio finaie.
Tale situazione resterà immutata fino all'Unità d'Italia.
In breve sintesi, le date più significative dal sec. XVI al sec. XIX sono le seguenti:
1542 -1552 L'Imperatore Carlo V fa costruire i due baluardi di S. Filippo e di S. Lucia.
1640-Davanti ai baluardi c'è un fossato in secca.
1671-L'Ingegnere militare Carlos de Grunenbergh progetta la realizzazione del canale artificiale della Darsena.
1675-Con le disposizioni del Viceré di Ligne si procede alla realizzazione: della Porta omonima, dei canali della Darsena, dell'isolotto del Rivellino, dei due ponti a struttura mista con levatoi terminali della Darsena e del Rivellino.
1704-In una planimetria della Biblioteca Nazionale di Parigi è possibile vedere completati i lavori iniziati dal Viceré di Ligne.
1784-In due disegni, una planimetria e una sezione, conservati all'Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio di Roma, è possibile rilevare il ponte del Canale della Darsena e il ponte del Canale del Rivellino con i loro piloni di pietra, le passerelle lignee e gli alzatoi terminali.
1842 Una planimetrìa dell'Istituto Geografico Militare di Firenze dà la possibilità di vedere in un'ultima immagine l'impianto dei ponti spagnoli della Darsena e del Rivellino.
Cronologia dà fatti
1552
In seguito al terremoto del 1542 Carlo V fa intraprendere una serie di lavori di ingegneria militare a protezione della città.
Mentre si compiva il tentativo di rompere l'istmo che legava Ortigja alla terraferma.
I lavori furono interrotti da un imprevisto: dal suolo «gorgava un fiume d'acqua dolce probabilmente proveniente da una conduttura idrica di epoca romana destinata a dotare risola di acqua potabile.
I lavori proseguirono con la realizzazione dei baluardi; Coperà di creazione del canale non ebbe «eguito.
1576
L'Ingegnere Juan Antonio Salamone il 26 marzo 1576 scrive al Duca di Terranova sulle fortificazioni di Siracusa (documento conservato all'Archivio Generale di Simancas):
...È nel mezzo larga, et nelli estremi verso ostro amare, et verso ponente a terra, se ristringe in angusto, si che sporgedosi da terra, come un lingua di secco nel mare, attacca la larghezza della città alla campagna; stendesi detta lingua di terra per longo dalla campagna alla città, canne cento settanta, è nella tua radice larga canne cento diece et dove si unisce alla città ducento trenta.
Da tale descrizione si evince che tra la città e la campagna, nel piano Montedoro non c'era alcun canale d'acqua.
L Dufout Siracusa città e fortificazioni, Palermo 1967, pag 149.
1635-1640
Una relazione anonima, attribuibile a Carlo Ventimiglia, databile tra il 1635 e il 1640 (Biblioteca Nazionale di Madrid), offre questa descrizione dell'area dei fortilizi:
Percioché lasciate le mura antiche per allora come erano per servir di fronte sopra la stessa secca dove erano fondate senza far rinova spesa, si ritirarono dentro la citta con un nuovo muro.
1 - T. Fascilo, Della Storia di Sicilia, Traduzione dal latino di P.M. Remigio, edita a Palermo nel 1628.
per sostentar il terrapieno e formar la piazza, lasciando cosi l'inimico lontano e fortificando il luogo che se uscivano fuori a fabricar in barba alla secca, rendevano il baloardo esposto alli tradimenti, ad esserci tragittata gente di notte per la comodità del fosso grande nel quale pende la secca.
Dalla relazione emerge che di fronte ai baluardi della città non di ancora un canale navigabile, ma un fosso in secca.
L Dufour. Siracusa città e fortificazioni, Palermo 1967, pag. 168.
1640
Un disegno di F. Negro del 1640 (cm 70 x 50), archiviato presso la Biblioteca Nazionale di Madrid, riproduce la planimetria della città in quegli anni in cui venivano attuati i grandi lavori di fortificazione nell'area della Piazza d Armi.
Il disegno dà la possibilità di vedere che sotto i baluardi di S. Filippo e S. Lucia non esiste ancora il Canale della Darsena; pertanto si può entrare in città attraverso l'istmo di Montedoro percorrendo antichi camminamenti.
La planimetria suddetta £ stata pubblicata alla pag. 319 da L Dufour. Atlante storico della Sicilia, le città costiere nella cartografia manoscritta 1500 -1823, Palermo 1992.
1671
Nel 1671 Carlos de Crunenbergh, tecnico militare al servizio del governo spagnolo, fu incaricato di fare una ricognizione delle piazzaforti siciliane e di raccoglierne i rilevamenti.
Dai suoi rilievi, tra l'altro, scaturì un progetto di sistemazione delle fortificazioni siracusane nel quale, per l'area sottostante le fortificazioni nord di Orti già, erano previsti i seguenti lavori:
1. La protezione dei baluardi di S. Filippo e di S. Lucia con una falsabraga in cui doveva aprirsi una nuova Porta (quella denominata di Ligne).
2 Lo scavo di un fossato e la creazione di un Rivellino in mezzo.
Crunenbergh, in tal modo, aveva messo in comunicazione i due porti, costituendo una larga Darsena artificiale dove le navi del Re avrebbero potuto manovrare comodamente in caso di assedio.
1671
A. Jouvin de Rochefort, viaggiatore e osservatore acuto del set. XVII, offre questa descrizione della città in cui è possibile rilevare con puntualità la situazione del fossato, antistante i baluardi, poco prima della creazione dei canali.
Siracusa è situata su una penisola rocciosa, non molto elevata sul mare soprattutto dal lato della terraferma, dove si stende un pantano scavato a forma di canale per servire da fossato e nel quale si potrebbe al bisogno far passare l'acqua del mare da un punto all'altro, il che conferisce alla città quell'assetto assai forte reso possibile sia dalla capacità inventiva che dall'abilità tecnica.
A. jouvin, Voyage d'Italie et de Malte. Parigi 1672, traduzione a cura di L Dufour, Catania 1995.
2- L Dufour, Siracusa città e fortificazioni, Palermo 1987, pag. 50.
3- Ibid. pag. 51.
1675
Così furono cavati i fossi che comunicavano con le acque dell'uno e dell'altro porto, a spese dell'Università, per cui si erogarono ottomila scudi. Con pubblico contratto del Viceré Lignì, stipulato presso l'Officio del Protonotaro del Regno, furono regolati i diritti di pescagione nei fossi.
C. Capodieci, Antichi monumenti. II. Siracusa 1813, pag. 304.
Il Viceré Conte di Lignì, il quale l'anno seguente 1675 vi venne con la sua famiglia e vi dimorò un pezzo ...Sotto lui furon ripresi con più calore le fabbriche delle fortezze. Compita la muraglia della marina che guarda occidente, vi fece apporre il grande scudo di marmo con le armi del suo casato, ed un altro sulla porta del primo ponte, che fu detta di Lignì, all'uscita di terra della città, di fianco allo scudo reale di Casa Spagna: e similmente altri tre nel rivellino e nelle opere esteriori del porto piccolo che prospettano il settentrione: quali scudi si vedono tuttavia. È in quest'anno stesso, essendo già costruiti i ponti di legno sui fossi coi rispettivi levatoi alle porte, fu ordinato dal Viceré di tagliarsi lo stretto terreno che congiungeva ancora la città alla terra ferma, e d'allora i Siracusani incominciarono ad entrare ed usare per le nuove porte e pei quattro ponti, i quali alzandosi rendevano Siracusa un perfetta isola, e dalla parte di terra inaccessibile.
S. Privitene Storia di Siracusa antica e moderna, Napoli 1878, pp. 207-208.
1677
Un disegno di C. Morelli del 1677 (cm 20 x 14), archiviato presso la Biblioteca Reale di Torino, riproduce una planivolumetria della città con il Canale della Darsena.
La planivolumetri è stata pubblicata alla pag. 324 da L Dufour Atlante storico della Sicilia le città costiere nella cartografia manoscritta 1500 * 1823. Palermo 1992.
1683
Secondo Vito Amico fino al 1683 un istmo di terra univa Ortigia alla terraferma.
In quell'anno però, per disposizione del Vicerè, Principe di Lignì, furono scavate due fosse e. introdotta da ogni parte l'acqua, Ortigia divenne novellamente isola fornita tuttavia di due ponti.
V. Amico, Lexicon Topographicum Siculum. Palermo 1757.
1704
Un disegno planimetrico della ritti e del porto del 1704, archiviato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, dà la posaibiliti di vedere, quale novità urbanistica e militare, l'isoletta artificiale del Rivellino con i due ponti del Canale della Darsena e del Canale del Rivellino.
La forma del Rivellino e la posizione del ponti resteranno immutati fino alla fine.
4 - La planimetria suddetta è stata pubblicata alla pag. 326 da L. Dufour Atlante storico della Sicilia, le città costiere nella cartografia manoscritta 1500-1823. Palermo 1992.
dell'Ottocento.
Tutte le planimetrie e i plastici della piazzaforte dei secc. XVIII e XIX danno un'immagine immutata del Canale della Darsena e delle opere in esso esistenti.
Tra gli ultimi documenti grafici (in ordine cronologico) nproducenti i ponti della Darsena e del Rivellino con la passerella lignea e l'ultimo tratto a levatoio, vale la pena citare una dettagliata planimetria assegnata al 1842 (Istituto Geografico Militare di Firenze).
Da essa possono essere rilevate, senza errori di approssimazioni, tutte le misure più significative del Canale della Darsena. dell'Isolotto del Rivellino e dei due ponti a struttura mista esistenti.
1712
Una relazione sulle fortificazioni della città del 1712 (conservata all'Archivio di Stato di Torino) ci dà la possibilità di apprendere che l'isola è staccata dalla terraferma grazie a dei canali d'acqua:
... Sua figura (quella dell'isola Ortigia) s'assimiglia a una galera con la prora dentro il mare per lo spatio di miglia e mezza e da esso viene bagnata per tre parti e solo la quarta che pare essere la poppa è attigua al continente; il fronte è solo d'un quarto di miglia di larghezza essendo esso tagliato da tre fossi con agua, rendono questi la città isolata e le sue fortificazioni. rispetto d'essere l'unica parte attaccabile.
L Doufur Siracusa città e fortificazioni, Palermi» 1987, pag. 180.
1731
Da una relaziono sulle fortificazioni siciliane stilata dall'ingegnere Monti nel 1731 (conservata all'Archivio di Stato di Vienna) si evince la seguente descrizione delle fortificazioni siracusane:
la città di Siragusa è situata nella costa orientale del Regno, sopra d'un semplice capo di figura bislunga che si avanza nel mare, avendo il suo istimo per cui si congiunge al continente della Sicilia, tutto fortificato di più lavori, uno davanti l'altro per diretta linea, posti con li suoi fossi pieni d'acqua che lo tagliano d'un mare all'altro, resta la città presentemente un 'isola.
Copre il fronte di questa piazza per la parte di terra un'altra cortina di buonissima fabrica dove nel mezzo è la Porta principale unica entrata e sortita della città, fiancheggiata da' due gran bastioni di San Filippo e Santa Lucia con una falsabraga davanti fatto d'un bonissimo muro ed un gran fossato profondo pieno d'acqa del mare, largo venti canne con il suo revellino davanti per coprire la Porta ed'un camino coperto con il suo spalto o glacis fatto sopra una lingua di terra che forma l'istmo, di cento e due canne di lunghezza, fermata d'ogni lato d'un bonissimo muro che serve d'ali o fianchi d'un lavoro a corno per coprir la testa all'istmo, composto di una cortina fiancheggiala dalla parte del Porto grande del mezzo bastione San Michele, e dall'altra parte orientale o Porlo piccolo del bastione dei settepunti, con il suo fosso davanti pieno d'acqua, coperto d'un opera a corona che tiene parimente il suo fosso tagliato in un sasso vivo. e per questo poco profondo e di pochissima acqua, con un camino coperto davanti con le sue piazze d'armi, secondo l'opera gira e la punta dimostra.
... E non essendovi da quella parte nell'estate che pochissima acqua, senza alcun fango, ma parte pietra, potrebbe al favor d'un foco continuo sopra le difesa montare all'assalto, fasciandosi per di dietro lutto il camino coperto e l'opera coronata con il lavoro a corno e sua piazza d'armi, con ti suo rivellino e lavori della porta principale, et inoltrarsi per là nella città, senza che il rivellino con la batteria contigua chiamato di Ricupero e l'altro piccolo lavoro di Piemontesi fatto sotto il nome di Casanova potessero la minima cosa impedirlo....
L Dufour. Siracusa città e fintificazioni. Palermo 1987. pp. 182 • 183.
1784
In un disegno dcll'lng. Camillo Peri*/ de Vera, datalo 31 luglio 1784 (conservato all'Istituto Storico c di Cultura dell'Arma del Genio, Roma)"*, viene rappresentato il Putto del fosso lungo la faceta dei bastione di S. Lucia, in cui vengono dimostrati per quadri di canna superficiale regolati da scala di canna siciliana lineare su di mezz'oncia di palmo napolitano tanto li ditrrsi attuali suoi fondi da superficie d'acqua al fango quanto quei dalla stessa superficie al sodo impenetrato da asta di ferro colla quale si sono eseguiti gli enunciati più accurati, ed esatti scannigli e misuri.
Nella legenda alla lettera F sono segnati la Porta di Mal imposte e il suo ponte leintorr. alla lettera H sono segnati il Poitico detto di Ritritino e suoi ponti.
Il ponte del Canale della Darsena, realizzato a struttura mista (muratura e legno), dalla planimetria risulta essere costruito su otto piloni in muratura. L'ultima campata del ponte, quella davanti alla Porta di Ligne, è superata dal levatoio ligneo.
Il ponte del Rivellino ha un levatoio ligneo davanti alla Porta; il resto della struttura, disegnato solo in parte, ha la passerella interamente realizzata in legno.
In due se/ioni grafiche, riferite al Canale del Rivellino e al Canale della Darsena, dello stesso periodi» (conservate all'Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio, Roma}" è possibile notare:
1. Il profilo delle Porte di Ortigia con il Canale della Darsena e il ponte a otto piloni in muratura cimi la pavserella lignea e il levatoio finale.
2. Il profilo della Porta del Rivellino con il ponte a struttura mista (piloni in muratura e passerella lignea) e il relativo levatoio.
1826
Un disegno di Nicola del Giudice del 1826 (cm 197 x 11), archiviato all'Istituto Geografia» Militare di Firenze, riproduce il Profilo che taglia per lungo, tutto il fronte di terra della Real Puzza di Siracusa, e dimostra in riduzione tutte le parti delle sue fortificazioni die irdonsi per tutto il lun^o di detto taglio.
Nella parte marginale destra del disegno si notano:
1. Porta di terra.
2. Porta di Malinnisti.
3. Bastione di S. t ilippo.
4. Magazzino da rtmrre.
5. Falsabraga di S. Filippo.
6. Rivellino di Malinnosti.
7. Porta interiore di detto Ritritino.
8. Cammino coperto dello stesso.
Negli altri due settori del disegno, in quello centrale e in quello marginale sinistro si notano:
9. Ritrslintento dell'ala detta dell'Oinabecco.
5 - Il disegno è stato pubblicato da L. Trigilia, Siracusa, distruzioni e trasformazioni urbane dal 1693 al 1942. Roma 1985, fig. 17 e da L Dufour. Siracusa città e fortificazioni. Palermo 1987, fig. 46.
6 ■ Ix due sezionigra fiche sono state pubblicate da L. Dufour. Siracusa città e fortificazioni. Palermo 1987, figg. 16-17.
20. Parapetto dW rivestimento interiore dell'ampia cortina di Monte d'oro.
11. Comunicazione della Piazzi d'Armi al Ritritino di Monte d'oro.
12. Riserva di poltrre.
IX Porta del magazzino di poltrre di Villafranca.
14. Bastione di &1te Punte.
15. Rtmpt per cui fi sale al detto bastione.
16. Parte interiore dell'opra a corona.
17. Cammino coperto e spalto.
Il disegno, nella parte marginale destra, offre una se/ione di straordinaria chiare/za del Canale della Darsena in cui compare il ponte di collegamento tra il Rivellino e la Porta di Ligne.
Il ponte £ costruito su otto piloni in muratura; una passerella lignea munita di recinzione (anch'essa lignea) copre il ponte dalla banchina del Rivellino fino all'ottavo pilone. Un vuoto appare tra l'ultimo pilone e la Porta di Ligne; qui il collegamento con risola avveniva attraverso un ponte ligneo a levatoio.
La planimetria di accompagnamento alla sezione suddetta, realizzata dallo stesso Nicola del Giudice nel 1826. dà la possibilità di vedere il ponticello di collegamento tra La Piazza d'Armi e il Rivellino.
Tali ponti rimasero in uso tino all'Uniti d'Italia. Poi furono demoliti e ricostruiti con strutture ad arco, lasciando pur sempre nella parte terminale un tratto da superare con il levatoio.
La se/ione e la planimetria suddette sono state pubblicate alle pp. 334 e 335 da L. Dufour. Atlante storico della Sicilia, le città costine nella cartografia manoscritta 1500 • 1823. Palermo 1991
1838
In una memoria del 31 ottobre 1838 (conservata all'Archivio di Stato di Napoli) relativa alle fortificazioni siracusane si legge:
_ Il lato corrisfvndente al porlo che guarda ponente in liner rrtte spezzate con interruzione di due torrioni circolare e quindi chiude lo spazio della parte che guarda la città con linee rotte, che tra laro si uniscono, formando un rientrante trrso levante. Avanti a auesta altana parte della cinta etri un latro fosso con sua controscarpa e si comunica pereti dal fronte con la città per via di un ponte statue ed altro alzatoio.
Da tale memoria si evince che il ponte seicentesco su piloni in muratura, passerella lignea e struttura a levatoio finale, t in perfetto uso.
L Dufour, Siracusa città e fortificazioni, Palermo 1987, pag. 185.
1842
Planimetria dell'Istituto Geografico Militare di Firenze raffigurante la Pianta della Real Piazza di Siracusa (cm 90 x 61).
Il disegno offre la possibilità di vedere, in un'ultima immagine, la situazione dei ponti a struttura mista (muratura e legno) del Canale della Darsena e del Canale del Rivellino prima dei rifacimenti in muratura, conseguenti all'Unità d'Italia.
L Dufour. Atlante storico della Sicilia, le città costiere nella cartografia manoscritta 1500 - 1823. Palermo 1992. pag-351.
1865
Eliseo Reclus nella sua relazione di viaggio del 1865 cosi descrive l'area dei fortilizi di Siracusa: l'isola che contiene lutto ciò che reità della città di Siracusa non è separata dalla Sicilia che da un fosso in parte artificiale, dotr tvngono a ricattarsi le barche dei pescatori, e da utta serie di ponti levatoi e di fortificazioni a zig zag.
F. Bourquelot • E. Reclus. La Sicilia, due viaggi, Milano 1873, pag. 191.
3
Ponte in muratura del 1867 - 68
Subito dopo l'Unità d'Italia, il primo atto di presenza del governo nazionale a Siracusa si basò sulla eliminazione delle otto pile in muratura, risalenti al perìodo della dominazione spagnola, che sorreggevano le strutture lignee del Ponte stabile della Darsena e conducevano sul piccolo ponte a levatoio che dava accesso alla città fortificata.
Il ponte in muratura di nuova costruzione ebbe come modello tipologico di riferimento quello già esistente, costruito poco tempo prima con due arcate ribassate, sul Canale del Rivellino.
La sua struttura, oggi interclusa tra le due ali di fine Ottocento del ponte umbertino, consiste in cinque arcate che, partendo dall'isoletta del Rivellino, poggiandosi su cinque piloni, sorreggono il primo tratto del Rettifilo.
Tale tratto, come previsto dal progetto, non raggiunse la Porta di Ligne poiché da essa lo separava un piccolo canale, per superare il quale era in programma il rifacimento del ponticello spagnolo a levatoio. Che il tratto, nel piano dei lavori del 1867-68, non toccasse la porta è dimostrato ancora oggi dalla maggiore robustezza dell'ultimo pilone delle cinque arcate originarie; su di esso infatti si poggiava la spalla terminale del ponte in muratura.
Una soluzione analoga era prevista per il ponte del Canale del Rivellino, anch'esso interrotto da un breve specchio d'acqua da superare con un altro ponte a levatoio. Tale separazione non è più visibile perché l'area in cui insisteva il ponte a levatoio del Rivellino fu in parte occupata dalla realizzazione dell'ala est del ponte umbertino (ampliamenti laterali di fine Ottocento) e per il resto dalle nuove opere di banchinamento dell'isolotto.
I due ponti a levatoio, messi in funzione nel 1869, consentirono la viabilità ai carri e diedero dunque il carattere di strada nazionale alla prima importante arteria esterna di Ortigia.
Ben presto però, intorno al 1870, nella stessa stagione in cui si accentuò il dibattito relativo alla demolizione dei fortilizi, il breve tratto del Ponte a levatoio della Darsena fu sostituito con un prolun¬gamento in muratura.
Si completò così la configurazione formale e strutturale dell'im-portante collegamento tra Ortigia e la terraferma.
II completamento in muratura del Ponte della Darsena è documentato da tutte le foto che, dagli anni settanta dell'Ottocento fino all'abbattimento della Porta di I-igne, rilevano l'entrata di Ortigia.
Il rilievo topografico della nuova sistemazione dei ponti, senza i levatoi, è contenuto nella planimetrìa generale (scala 1:1000) del Progetto di Ampliamento nella area (lei fortilizi e Piano Regolatore della Città di Siracusa, approvato dal Consiglio Comunale il 4 dicembre 1885. L'importante planimetria è esposta nella sala di lettura dell'Archivio di Stato di Siracusa.
1867 II le ottobre hanno inizio i lavori
1868 II 31 maggio vengono completati i lavori
1868 Del 15 luglio è la richiesta del collaudo dell'impresario
Sig. Gaetano Ruiz.
1868 Del 4 settembre è il collaudo dei lavori effettuato dall'Ing. Man/ella di Napoli.
1869 II 3 febbraio sono già stati realizzati i ponti levatoi lignei sulla Darsena e sul Canale del Rivellino.
1870 Hliminazione dei levatoi e realizzazione dei com-pletamenti in muratura.
La sorveglianza della costruzione del Ponte fu curata dall'Ing. Mazzarella, Ingegnere Capo Reggente dell'Ufficio del Genio Civile di Siracusa, e dell'assistente Ing. Marco Antonio Di Chiara.
Cronologia dei fatti
1868
Si trascrive una lettera del 23 aprile 1868 inviata dall'Ing. Mazza¬rella, Ingegnere Capo del Regio Corpo del Genio Civile della Provincia di Siracusa, al Prefetto.