Santo Stefano Papa - Santi siracusani

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Santi Siracusani
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Santo Stefano Papa






Stefano III o IV secondo una diversa numerazione (Siracusa, 720 – 24 gennaio 772) viene considerato il 94º papa della chiesa cattolica, dal 1º agosto 768 alla sua morte.
Nativo della Sicilia, giunse a Roma durante il pontificato di papa Gregorio III, salì gradualmente ai più alti uffizi, al servizio dei papi successivi.
Alla deposizione dell'antipapa Costantino II, Stefano venne scelto per succedergli. Sono conservate registrazioni frammentarie del concilio (aprile 769) nel quale venne completata la degradazione di Costantino, vennero apportati alcuni aggiustamenti alla procedura di elezione del Papa (mettendola al riparo da ingerenze esterne alla comunità ecclesiastica), e venne confermata la pratica della devozione delle icone (si veda iconoclastia). Le politiche del pontificato di Stefano sono oscure, ma inclini all'alleanza tra il papato e i Franchi, piuttosto che con i Longobardi. A Stefano successe papa Adriano I.
Collegamenti esterni [modifica]
Biografia di papa Stefano III, nella Enciclopedia dei Papi Treccani
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Stefano III, o IV secondo una diversa numerazione (Siracusa, 720 – Roma, 24 gennaio 772), viene considerato il 94º papa della chiesa cattolica, dal 1º agosto 768 alla sua morte.
Biografia [modifica]
Nativo della Sicilia, giunse a Roma durante il pontificato di papa Gregorio III, salì gradualmente ai più alti uffizi, al servizio dei papi successivi, fino a divenire presbitero di Santa Cecilia.
Alla deposizione dell'antipapa Costantino II, Stefano venne scelto per succedergli dal potente primicerio dei notai, Cristoforo. La sconfitta dell'antipapa Costantino era stata determinata dall'intervento degli armati longobardi del re Desiderio, sollecitato dal primicerio Cristoforo, guidati dal presbitero e rappresentante in Roma di Desiderio, Valdiperto.[1]
Tuttavia, una volta imprigionato Costantino, Valdiperto tentò di insediare un pontefice ligio a Desiderio nella persona del presbitero Filippo,cappellano del monastero di San Vito sull'Esquilino, che però fu tale solo un giorno, giusto il tempo per Cristoforo di chiedere ed ottenere il suo allontanamento, grazie anche all'atteggiamento minaccioso del popolo romano che dissuase i longobardi dall'insistere con il loro candidato. Filippo, che non era ancora stato consacrato né intronato, fu così costretto a ritornare al proprio monastero e venne quindi eletto papa ilpresbitero Stefano che aveva assistito papa Paolo I durante il trapasso e che fino ad allora si era tenuto in disparte rispetto ai conflitti fra le varie fazioni,[2] e fu consacrato il 7 agosto 768.
Appena insediato, Stefano inviò Sergio, figlio del primicerio Cristoforo, l'artefice della sua ascesa al trono pontificio, presso Pipino il Breve per comunicargli la sua elezione e chiedergli di inviare i vescovi franchi al sinodo che egli intendeva convocare per la primavera dell'anno successivo. Pipino però nel frattempo era morto ed il legato di papa Stefano III venne ricevuto dai suoi figli, Carlo eCarlomanno, i quali aderirono alle richieste di Stefano e inviarono al concilio tredici vescovi franchi.[3]
Il 12 aprile 769 Stefano aprì in Laterano un concilio in cui si svolse un processo all'antipapa Costantino che durò due giorni e che si concluse con il quasi linciaggio dell'imputato. Il concilio terminò con la distruzione di tutti gli atti ufficiali da egli compiuti[4] e con la decisione che in futuro il papa avrebbe dovuto essere scelto solo fra i diaconi ed i "prebiteri cardinali", mentre veniva ridimensionata fortemente la partecipazione dei laici alle elezioni del pontefice[5] e venne confermata la pratica della devozione delle icone.[6].
Nel frattempo il comportamento di Desiderio aveva destato le ire di Stefano III, per il suo tergiversare sulla promessa fatta a papa Stefano II, in cambio del suo appoggio nell'ascesa al trono longobardo, di ritirarsi dai territori bizantini occupati a suo tempo da Liutprando (alcune città dell'Esarcato e della Pentapoli), in favore del papato. Così Stefano si rifiutò, nel 770, di approvare la nomina dell'arcivescovo di Ravenna, un fido di Desiderio.[7]
Stefano ebbe poi modo di allarmarsi, allorché apprese che stava per essere combinato un matrimonio fra Carlo Magno e la figlia di Desiderio, Desiderata (o Berterada).[8] Preoccupato che l'alleanza fra i due potenti re potesse schiacciarlo, Stefano si oppose al matrimonio, ma inutilmente, poiché questo venne egualmente celebrato.
In realtà egli credette di accorgersi che le liti tra i due fratelli franchi, Carlo Magno e Carlomanno, non gli avrebbero consentito di utilizzare i franchi contro Desiderio e quindi decise di riavvicinarsi a quest'ultimo, anche per cercare di affrancarsi dalla soffocante tutela dei potenti patrizi Cristoforo e Sergio, suo figlio. Prese quindi contatti segreti con l'esponente di Desiderio a Roma, Paolo Afiarta. Intanto Desiderio annunciò nel 769 di volersi recare in pellegrinaggio a Roma e così fece nel 771 ma, curiosamente, si portò dietro un esercito. Allorché Desiderio giunse sotto le mura romane, Cristoforo e Sergio allertarono il popolo chiamandolo alla difesa contro il probabile invasore, contando anche sull'appoggio del legato franco a Roma, Dodone. Stefano tuttavia riuscì a gettare sufficiente discredito sui due patrizi, al punto che il popolo romano, fomentato da Afiarta, si ribellò loro. Consideratisi ormai sconfitti, padre e figlio tentarono la fuga ma furono catturati dai fedeli di Afiarta che li fece eliminare.[9]
A Carlo Magno non piacque tutta la vicenda e se ne lamentò, al che Stefano gli scrisse una lettera in cui, raccontando dettagliatamente quel che era successo, accusando i due patrizi "francofili" di essere, insieme a Dodone, alleati del demonio e di avere per questo voluto la sua morte, evitata solo con il provvidenziale intervento di Desiderio. Questo voltafaccia non piacque né a Carlo né a Desiderio, che si guardò bene dal resituire al papato le terre che aveva promesso.[10] Stefano tentò quindi una ulteriore carta: cercare di separare franchi e longobardi e così fece spingendo per il ripudio di Ermengarda da parte di Carlo, cosa che puntualmente avvenne quasi in concomitanza del decesso di Carlomanno, che lasciò Carlo Magno erede dell'intero regno dei Franchi. Un alleato così potente non poteva essere che benvenuto per Stefano III, che tuttavia non poté usufruire del nuovo corso della Storia poiché circa un mese dopo morì anche lui.
A Stefano successe papa Adriano I.


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