primo assedio Arabo - Siracusa Araba

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Storia araldica monete
Vai ai contenuti

primo assedio Arabo

Primo assedio arabo di Siracusa 827.
Asad pone l'assedio a Siracusa
Gli arabi mandarono in Sicilia una grande spedizione, composta dai migliori giovani guerrieri d'Africa; vi erano arabi, berberi, persiani e molti spagnoli, si stimavano 700 cavalieri e 10 000 fanti che si aggiunsero alle 100 navi di Eufemio.[2] Sbarcarono a Granitola, presso Mazara del Vallo e da qui diedero avvio alla campagna bellica contro i bizantini.
Asad, prima di porre l'assedio a Siracusa, si era fermato ad Acri (odierna Palazzolo Acreide); qui i bizantini avevano eretto la loro base difensiva, una fortezza che doveva reggere all'assalto degli arabi. Asad era indeciso, poiché prima di proseguire voleva aspettare le navi con i rinforzi provenienti dall'Africa. Anche i bizantini non si muovevano, sperando in cuor loro che il persiano non andasse oltre. Le cronache arabe ci narrano infatti che Asad un giorno mentre era accampato presso Palazzolo ricevette dei messaggeri bizantini, o abitanti facoltosi siracusani, che lo pregavano di non andare oltre, di non dirigersi verso Siracusa. In cambio della sua ritirata questi gli avrebbero offerto molto oro e si sarebbero a lui sottomessi. Pare infatti che Asad ricevette una prima quantità di cinquantamila soldi d'oro.[3][4] Ma dopo qualche giorno, Asad si accorse, o ebbe intuizione, che vi era un piano dietro quella "falsa" sottomissione. Infatti i bizantini in realtà tentavano l'esercito degli arabi con il denaro per dare tempo ai siracusani di allestire una solida difesa in vista dell'imminente assedio. Asad se ne rese conto quando vide che il restante denaro pattuito non gli arrivava e quando seppe che Eufemio, forse spaventato dalla bramosia di conquista degli arabi, aveva deciso di far pace con i bizantini e li incoraggiava a non cedere all'esercito d'oriente. Asad, capito che stava per cadere in un tranello, levò subito il campo da Palazzolo, forzando o schivando la fortezza, e si diresse velocemente a Siracusa.
Pose l'assedio alla capitale con soli 8 000 dei suoi uomini, poiché molti ne aveva lasciati indietro durante i presidi posti. Non aveva con sé grossi navi né macchine da guerra, comunque era deciso a conquistare Siracusa. Si accampò nei pressi della latomia del Paradiso, poi in quella dei Cappuccini e nelle restanti latomie siracusane: grandi cave di pietra bianca tipiche del territorio siracusano e vicinissime alla città, nei pressi di Neapolis e Acradina. La parte abitata della città era protetta da mura, gli arabi le circondarono minacciosi. Asad provò a compiere un primo assalto, riuscì a bruciare qualche nave siracusana e uccise parecchi difensori, ma si accorse di avere bisogno di rinforzi dalla madrepatria, per cui mandò dei messi in Africa a chiedere soccorso, infatti gli arabi stavano finendo le scorte di cibo e il persiano dovette placare una sommossa scoppiata tra i suoi uomini che premevano affinché togliesse l'assedio a Siracusa e ritornassero alla base, poiché, sostenevano, non era tempo di conquiste. Ibn-kadin fu il portavoce scelto dai ribelli per andare a spiegare ad Asad le loro ragioni e convincerlo ad andar via, ma il persiano rispose loro che avrebbe dato ordine di bruciare le proprie navi per impedir loro di tornare indietro, piuttosto che abbandonare questa guerra santa. Gli uomini stizziti da questa risposta gli fecero presente che il califfo Othman venne ucciso per espressioni molto meno ardite di quelle, ma non ottennero l'effetto sperato, poiché Asad non solo decise di non togliere l'assedio ma fece punire come esempio per tutti il portavoce degli ammutinati, Ibn-kadin, al quale comunque, ci informa Michele Amari, non vennero date più di tre o quattro staffilate.[5]
Mappa descrivente i conflitti navali bizantino-arabi dal VII secolo al ca. 1050.
Confini degli stati corrispondono a quelli nell'VIII secolo (inizi).
«Ma né Palermo, né Messina erano capitale dell'isola; la capitale era allora Siracusa, nobile, popolosissima città che nella sua Pentapoli avea racchiuso già più gran popolazione che non ne contenga oggi l'isola intera. I Vandali tre secoli prima ne avevano fatto aspro governo, non meno crudelmente l'avevano trattata i Saraceni nel 669; eppure ell'era sempre risurta dalle sue ruine e serbavasi tuttavia città floridissima dell'impero orientale. Or contro la misera città congiurarono riuniti tutti gli sforzi dei Saraceni; quivi si parve quanto amore nutrissero i Siciliani per la patria loro, e quanta fosse la cupidigia dei barbari per torsela in mano.»
(Filippo Moisé, descrizione della presa di Siracusa da parte araba
Dopo vari contrasti tra Costantinopoli e Siracusa, il thema di Sikelia si dichiarò indipendente da Bisanzio. Si insediò dunque in città Eufemio di Messina, militare esperto, il quale ribellandosi ai bizantini, si dichiarò egli stesso in Siracusa, Nuovo imperatore di Sicilia. Ovviamente tale mossa gli attirò contro le ire dell'Impero. Venne costretto a fuggire in Africa, qui scese a patti con l'emiro aghlabide di Qayrawān, Ziyadat Allah I, al quale chiese aiuti per cacciare i bizantini dalla Sicilia. Ma venne infine tradito dagli arabi, i quali, avendo già in mente di conquistare la terra siciliana, non lo aiutarono a rendere l'isola indipendente, ma palesarono il loro volere di conquistarla portandola sotto l'influenza dell'Islam. Eufemio fu infine ucciso a Castrogiovanni (Enna).
Siracusa subì due assedi; un primo nell'827 ad opera del generale e letterato persiano Asad ibn al-Furat. Tale primo assedio durò un anno ma grazie anche a interventi esterni in aiuto della capitale siciliana, la città riuscì a resistere ai poderosi attacchi arabi. L'assedio venne sciolto quando gli arabi decimati da un'epidemia nel loro campo e senza rinforzi in arrivo si ritirarono tra le montagne siciliane[2].
Torna ai contenuti