Agatocle tiranno di Siracusa
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Agatocle, in greco Αγαθοκλής (Rhegion, 360 a.C. – Siracusa, 289 a.C.), fu tiranno di Siracusa dal 316 a.C., e re di Sicilia dal 304 a.C. alla morte.

la presunta tomba: mausoleo di Agatocle Via Necropoli Grotticelle

Nacque a Reggio[1] dove risiedeva suo padre Carcino, un artigiano che nel 343 a.C. si trasferì a Siracusa, Agatocle inizialmente si dedicò alla lavorazione dell'argilla, ma successivamente preferì entrare nell'esercito. Nel 333 a.C. sposò la vedova del suo generale Damas, poi fu bandito due volte per aver cercato di rovesciare il governo. oligarchico della città aretusea. Nel 317 a.C. giurò di rispettare la costituzione democratica della città: non appena entrò a Siracusa a capo di un esercito di mercenari ruppe il giuramento e uccise o esiliò 10.000 persone. Così si autoproclamò tiranno. Ricostituì un forte esercito e una grande flotta, con i quali sottomise gran parte della Sicilia orientale.
Nel 311 a.C. attaccò i possedimenti cartaginesi in Sicilia, ma fu costretto alla resa da Amilcare dopo la Battaglia dell'Imera (oggi fiume Salso): il capo cartaginese cinse quindi d'assedio Siracusa. Agatocle allora tentò una audace quanto disperata invasione dell'Africa, alleandosi nel 310 a.C. con Ofella re della Cirenaica ed assediò a sua volta Cartagine. Definitivamente sconfitto nel 307 a.C. e costretto a una fuga segreta in Sicilia riuscì lo stesso a rompere l'assedio di Siracusa da parte dei cartaginesi.
Nel 306 a.C. firmò un trattato di pace con Cartagine. Nel 304 a.C. si autoproclamò re di Sicilia, ristabilendo il suo potere su tutte le città greche dell'isola (quindi su tutta la parte a est del fiume Alico). Malgrado l'età avanzata, continuò a governare energicamente e addirittura si dice che pensò a un altro attacco ai cartaginesi. Le sue ultime fatiche furono però quelle di contrastare il nipote Arcagato che aveva ucciso il padre.
Quando si trattò di raggiungere i propri scopi, Agatocle fu spietato, ma fu considerato un tiranno popolare. Sposò Teoxena, figlia del faraone Tolomeo I, e la figlia Lanassa sposò Pirro re dell'Epiro. Negli ultimi anni la sua salute peggiorò: è probabile che sia morto di vecchiaia, ma alcune fonti indicano che fu avvelenato da Arcagato e Menone, con una penna d'oca che il tiranno utilizzava come stecchino. Durante la tremenda agonia, avrebbe restaurato la Democrazia estromettendo il nipote dal potere.
Niccolò Machiavelli lo prese a modello per l'VIII capitolo de Il Principe, dove parla di coloro che presero il potere attraverso i propri crimini.
molte le monete coniate durante il suo regno tra le quali:
Agatocle-50 litre-o-Decadramma

agatocle-aureo
