chiesa di San Giorgio ai Miracoli - chiese esistenti Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Chiese esistenti
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chiesa di San Giorgio ai Miracoli

La Chiesa dei Miracoli fu voluta dal popolo siracusano come ringraziamento per l'aiuto ricevuto dalla Madonna durante la peste del 1500 che durò ben 15 mesi sino all'aprile del 1501. Il Privitera racconta che nell'angolo della via dei Cordari vi era una cappelletta con l'immagine di Maria "che il popolo venerava sotto il titolo della Madonna dei Miracoli" dove il popolo si fermava a pregare chiedendo che finisse il contagio. Poichè la peste cominciò a cessare proprio in quella contrada, i sopravvissuti fecero una colletta e col permesso del Vescovo e del Senato, nello stesso 1501,costruirono la chiesa e la dedicarono alla Madonna dei Miracoli "nel confine della stessa via dei Cordari, che riesce alla piazza..." Dice ancora il Privitera: " ...la facciata di marmo di semplice e grazioso stile che mostra i blasoni della città e del Vescovo, e le sacre immagini in atto di delicato scarpello." Sino all'unità d'Italia la Madonna dei Miracoli veniva festeggiata la prima domenica di Luglio con grande solennità.


Il testo è tratto da:
Architettura religiosa in Ortigia
di Lucia Acerra
stampato nel 1995
da: EDIPRINT  
  
CHIESA DI SAN GIORGIO o di  SANTA MARIA DEI MIRACOLI  
via dei Miracoli


  

Posta in via Dei Miracoli dove un tempo sorgeva l'antica chiesa di S. Giorgio, fu il vescovo Gabriele Dalmazio a darle l'attuale nome in ricordo del miracolo compiuto da un'immagine della Madonna, di far cessare l'epidemia di peste del 1500. Di questa antica immagine, che pare si trovasse dipinta in una parete, non rimane traccia e, al suo posto viene considerata tale una scultura a mezzo busto della Madonna col Bambino, opera di un ignoto del Quattrocento, posta sull'altare maggiore. La chiesa subì gravi danni dal terremoto del 1693, ma fu ricostruita l'anno seguente.



Elemento di pregio, l'elegante portale di marmo di stile rinascimentale fiancheggiato da semicolonne scanalate, forse della scuola del Gagini, che reca incisi sull'architrave finemente lavorato, la data di costruzione, gli stemmi del vescovo Dalmazio, della città di Siracusa e un'immagine di S. Lucia.




Di particolare interesse la lunetta in cui si trova un gruppo scultoreo della Madonna col Bambino tra S. Rocco e S. Sebastiano. All'interno degli stipiti di marmo sono scolpiti rilievi floreali, mentre sulla soglia si notano due piccoli leoni accovacciati. Bella ed elegante l'edicola che fiancheggia il portale sul lato sinistro, di stile catalano, ha forma pentagonale e accoglie una riproduzione della Madonna col Bambino di Giovanni della Robia. La delimita una cornice a tralci alla cui base s'intravedono, perché molto degradati, due angeli con le ali spiegate. Le varie trasformazioni e sovrapposizioni, dovute anche alla costruzione delle fortificazioni hanno mutato il piano della strada per cui il portale marmoreo è stato abbassato, come dimostrano alcuni blocchi di marmo non lavorato inseriti, e la scalinata interna d'accesso alla chiesa. L'interno è ad una navata ed ha come elemento caratterizzante l'arco che delimita l'abside, decorato con figure zoomorfiche, cosa alquanto inconsueta per il periodo aragonese.




Nella chiesa si conserva la statua lignea di S. Lucia che veniva portata in processione prima che si costruisse il simulacro d'argento che ora ammiriamo.




Nei Capitoli relativi ai Consolati delle Corporazioni d'arte e mestieri del 1700 a Siracusa (Notaio Luciano Cutrona, voi. n. 10833 anni 1705-1706. Archivio di Stato di Siracusa), si legge che all'interno della chiesa di S. Maria dei Miracoli si trovava la cappella dei Santi Crispino e Crispiniano, protettori dei "curvisieri e cunzaturi" (calzolai e lavoratori della pelle). Il documento redatto in volgare, elenca gli obblighi dei suddetti artigiani verso la cappella e i benefici da ottenere in caso di bisogno.
Era fatto obbligo di riunirsi presso la cappella ogni terza domenica del mese per confessarsi, comunicarsi e provvedere ai bisogni della cappella e di qualsiasi cosa riguardasse la salute delle anime e dell'arte dei consociati. Ogni domenica e ogni festa comandata si doveva far celebrare la messala, in ricorrenza della festa, il 25 ottobre, organizzare con grande pompa le celebrazioni in onore dei santi. In quella occasione venivano eletti quattro rappresentanti della categoria con la funzione di Rettori della cappella e di Consoli della loro arte. Essi dovevano segnare nel libro dei conti i proventi, le rendite e le elemosine di cui dovevano rendere conto ai nuovi rettori. Nel corso dell'anno, ogni settimana, tutti i calzolai, a turno, andavano a raccogliere le offerte per la cappella presso i consociati e chi si rifiutava era multato di 1 tari.
Da parte loro i Rettori pro tempore erano obbligati ad andare a visitare i colleghi ammalati, ad aiutarli in caso di bisogno e accompagnarli, in caso di morte, nella Chiesa dove venivano seppelliti.
Con il denaro raccolto, oltre a provvedere alla celebrazione delle funzioni, all'acquisto dei ceri, ogni anno si doveva istituire una rendita di 20 onze per un capitale di 200 onze, in modo da istituire un legato di maritaggio o monacaggio per un'orfana figlia di un rappresentante di quell'arte, purché fosse: "honesta, di bona vita e fama".
Con una convenzione, stipulata il 25 settembre 1769 dal notaio Sebastiano Innorta, i calzolai si obbligavano a celebrare,con la chiusura delle botteghe, la festa di S. Homo Bono, protettore dei sarti, i quali a loro volta si impegnavano a fare lo stesso in occasione della festa dei Santi Crispino e Crispiniano protettori dei calzolai. Chi non rispettava questo accordo veniva multato di 7 tari da versare alla rispettiva cappella.
La Confraternita dei SS. Martiri Crispino e Crispiniano della chiesa di S. Maria dei Miracoli, sita nell'ambito della parrocchia di S. Giacomo maggiore è esistita fino al 1930, come si rileva da un documento dell'Archivio di Stato, Fondo Prefettura, Busta n. 3745.

"la chiesa oggi è denominata "Parrocchia di San Giacomo ai Miracoli", meglio conosciuta come "chiesa di Santa maria dei miracoli"
Prima del 1501 esisteva una Chiesa denominata San Giorgio ai Miracoli con prospetto in Via dei Cordai e che operava nella Parrocchia di San Giacomo. Sul residuato di questa chiesa, fu edificata nel 1501 l'attuale Chiesa di Santa Maria dei Miracoli che continuava a venerare il culto di San Giacomo, titolare della Parrocchia che aveva la sede principale presso la Chiesa di San Giacomo Apostolo accanto ai Teatini( attuale Piazza Archimede). Quando nel 1872 , causa incendio, codesta chiesa fu' demolita e spostata al culto entro il Castello Maniace e la PARROCCHIA DI SAN GIACOMO FU' accomodata presso la Chiesa di Santa Lucia la Piccola. Anche questa Chiesa fu' demolita nel 1931 e l'Arcivescovo Baranzini sposto' la Parrocchia di San Giacomo presso la Chiesa Santa Maria dei Miracoli ed ancora oggi è cosi'
Prima del 1501 esisteva una Chiesa denominata San Giorgio ai Miracoli con prospetto in Via dei Cordai e che operava nella Parrocchia di San Giacomo. Sul residuato di questa chiesa, fu edificata nel 1501 l'attuale Chiesa di Santa Maria dei Miracoli che continuava a venerare il culto di San Giacomo, titolare della Parrocchia che aveva la sede principale presso la Chiesa di San Giacomo Apostolo accanto ai Teatini( attuale Piazza Archimede). Quando nel 1872 , causa incendio, codesta chiesa fu' demolita e spostata al culto entro il Castello Maniace e la PARROCCHIA DI SAN GIACOMO FU' accomodata presso la Chiesa di Santa Lucia la Piccola. Anche questa Chiesa fu' demolita nel 1931 e l'Arcivescovo Baranzini sposto' la Parrocchia di San Giacomo presso la Chiesa Santa Maria dei Miracoli ed ancora oggi è cosi'"  

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