Accolla Francesco - Siracusani

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Accolla Francesco

A

CHI ERA FRANCESCO ACCOLLA di Vincenzo La Rocca


vedi anche:http://www.antoniorandazzo.it/memorie/ultimo-patibolo-siracusa.html
Nacque a Floridia in via Corso al numero civico 80, da Francesco Accolla ed Elisabetta Reale il 27 dicembre 1822. Ebbe cinque fratelli e quattro sorelle.
Intraprese i primi studi a Siracusa, recandosi in seguito a Napoli per studiare legge presso quella Università dove ben presto si laureò, facendo spicco per la sua vivace intelligenza e versatilità per le discipline giuridico-finanziarie. Ancora studente emerse per la sua preparazione in economia politica rivelando precocemente quello che con gli anni sarebbe diventato.
Ritornato a Siracusa stupì per la facilità di parola di cui era dotato e per la sua vasta erudizione scientifica e giuridica. La sua parola era viva, appassionata, avvincente. Ammaliava quanti accorrevano nelle fitte aule della giustizia, mai abbastanza capaci di contenere la folla attenta ed entusiasta. Egli fu ben presto salutato e acclamato quale avvocato principale del Foro Siracusano. La sua opera di giurista non fu di un comune annotatore che segue indifferente una serie di dogmi giuridici, ma quella di un uomo attento che mette a servizio della sua intelligenza giuridica la conoscenza delle leggi e capisce quando queste stesse leggi sono incomplete, avanzando proposte concrete per poterle migliorare. Nel 1861 pubblicò una lettera diretta ad Urbano Rattazzi, che così concludeva: «Laonde, a me sembra, che il novello Parlamento italiano organo splendidissimo e fedele del volere nazionale, e depositario geloso e supremo dei suoi diritti, farà opera degna di sua nobilissima missione, proponendo e sanzionando: 1 - Che la sovranità risiede nella universalità dei cittadini italiani; che essa è inalienabile ed imprescrittibile, e alcun individuo od alcuna frazione del popolo non può attribuirsene l'esercizio. 2 - Che Vittorio Emanuele, Primo Re d'Italia e degli italiani, decreti in nome e per volontà del popolo italiano. 3 - Che tutti i cittadini italiani, pergiunti all'età di anni ventuno compiuti (si votava allora a venticinque anni), che godono i diritti civili e politici e che non siano esclusi o incapaci per legge, siano, senza alcuna condizione di censo, di domicilio speciale o di elementare istruzione, elettori ed eligibili di diritto».
Meritevolmente occupò varie cariche pubbliche. Nell'agosto del 1865 fu candidato alle elezioni comunali di Siracusa. Nel 1867 fu scelto Deputato al Parlamento Nazionale dal collegio di Augusta, che rappresentò degnamente sino al 1874 facendosi valere come abile oratore e spiccando in seno agli eletti della Nazione.
Famosi sono rimasti i suoi interventi alla Camera sulla Rendita Fondiaria, su particolari argomenti finanziari e sulla proprietà ecclesiastica.
L'onorevole Ricciardi lo ritenne "prezioso in un Parlamento che voglia fare leggi savie davvero". Era apparso un astro parlamentare che rimase, purtroppo, un uomo solitario, sicuro dei suoi mezzi e delle proprie capacità, ma isolato in quell'ambiente che lo contrastava. Non era possibile che diventasse un astro parlamentare un uomo che era poi incapace di organizzare elezioni, cercare voti che erano poi quelli che potevano dargli il successo parlamentare. Erano estranee al suo temperamento le possibilità delle alchimie e dei compromessi politici. Anzi si rivoltò contro le corruzioni che devastavano la coscienza civile dell'epoca.
La sua statura di magistrato, le sue capacità che potevano concretamente affermarsi per dare al lavoro del Parlamento un contributo personale assai valido, non furono pari alla fortuna politica. Il suo temperamento lo portò fuori dai gruppi che si formavano si alternavano nell'ombra e nella luce del potere, ed essendo al potere, gli sembrò essere in contraddizione con se stesso. L'onestà e la costanza del suo carattere gli impedirono di transigere con la coscienza. Questa necessità interiore di un'intransigenza morale incontenibile non gli giovò nella vita parlamentare che registrò successi ma non un'ascesa.
Per un uomo scevro dai compromessi e dagli intrighi era impossibile continuare l'attività politica. Se ne sarebbe accorto nelle nuove elezioni del 1874 dove cadde di fronte al più agguerrito, esperto e spregiudicato Salvatore Amodei. L'insuccesso nella vita politica lo amareggiò ma non riuscì ad infiacchirlo. Si ritirò assieme al fra¬tello Girolamo, anch'egli apprezzato avvocato, più vecchio di lui di quattro anni, e dal quale era stato coadiuvato nella sua carriera forense e politica, nella sua proprietà di Serravalle presso Cifalino, poco distante da Floridia.
Qui egli si stabilì continuando i suoi studi preferiti. Mise la sua dottrina al servizio di quei cittadini che la richiedevano, intervenendo volentieri con conferenze e lezioni.


Cessò di vivere il 10 dicembre 1882. E sepolto nel viale centrale del cimitero di Siracusa dove la moglie gli eresse un piccolo monumento. Siracusa e Floridia gli hanno dedicato una via. Tra le sue pubblicazioni: Il Suffragio Universale - Lettere (Siracusa 1861). Discussione e modificazione alla legge di Registro e Bollo (Firenze 1868). Francesco Accolla, ricordandolo con queste note, si onora come il segno di un'alta coscienza civile.



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