palazzo Grand Hotel - palazzi di pregio

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Palazzi di pregio
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palazzo Grand Hotel

G
Cosulich & family.Originari di Lussinpiccolo , graziosa isoletta CROAZIA ex Iugoslavia. Poliedrici imprenditori nel campo del petrolio, assicurativo, alberghiero, armatoriale









TRATTO DA: LA PRODUZIONE DI UNO SPAZIO URBANO Siracusa tra Ottocento e Novecento di Salvatore Adorno
Grand Hotel
L'isola 15 era un appezzamento di terreno di 884,21 metri quadri a forma di quadrilatero che si affacciava sul porto all'altezza di piazza Mazzini e del molo Zanagora. La stessa amministrazione comunale, per la sua esposizione, le aveva assegnato, con 8,50 lire al metro quadro, una delle valutazioni più alte tra le isole del piano . Se l'aggiudicò, con asta pubblica, Luigi Musumeci, che vinse la concorrenza di parecchi acquirenti. Musumeci, siracusano di nascita, ma di origine catanese, era stato uno dei primi imprenditori locali a investire nell'industria del turismo. Negli anni ottanta aveva inaugurato nella palazzina di sua proprietà in via Mirabella, nel centro dell'isola di Ortigia, l'Hotel Vittoria Musumeci, che nei ricordi di Enrico Mauceri è citato, insieme all'Hotel des Etrangers e a Villa Politi, come uno degli alberghi storici dell'Ottocento siracusano ; posteriori sono l'Hotel Roma, l'Hotel Firenze e lo stesso Grand Hotel.
Enrico Mauceri descrive don Luigino come persona «gentile e garbata»; le cronache mondane dei giornali locali lo presentano mentre «con suoni di un forte timpano argentino chiama i camerieri e li manda a servire i tavoli con precisione militare invidiabile»  e ciò, oltre a darci l'idea di un uomo di mestiere navigato, ci fa presumere qualche lontano legame con l'Argentina, confermato dal fatto che nel 1904 lo troviamo citato come agente consolare di quella nazione a Siracusa . Ma sempre Mauceri aggiunge, riguardo all'Hotel Vittoria, che in quello scorcio di fine Ottocento «i locali non erano adatti per un comodo soggiorno» . Lo stesso Musumeci doveva essere ben cosciente dei limiti strutturali e di sito del suo albergo. Egli probabilmente intuì le opportunità che il nuovo sviluppo della città apriva all'industria turistica e così decise di spostare l'Hotel Vittoria dall'angusta via Mirabella verso la zona di piazza Mazzini, che si prospettava in un prossimo futuro illuminata e salubre, al crocevia di strade larghe e rette adatte al traffico delle carrozze, luogo ideale per le passeggiate estive del notabilato cittadino, prospiciente al porto, limitrofa alla marina, facilmente collegabile con la stazione: zona dunque particolarmente adatta per un insediamento alberghiero, sia per gli aspetti paesaggistici sia per quelli funzionali.
Il progetto del Grand Hotel, redatto da Carlo Broggi, fu approvato dalla giunta comunale il 23 settembre 1892. Musumeci aveva dunque acquistato l'area e prodotto il progetto, ma mancava dei capitali per iniziare la costruzione. Fu con questa motivazione che cedette la concessione enfiteutica alla moglie Lucia Failla; poi, a onere della moglie, cercò un appaltatore in grado di anticipare i capitali. Lo trovò in Stefano Cosulich, di origine fiumana, nato a Marsiglia nel 1848 . Il padre Francesco Giuseppe gestiva una linea di navigazioni commerciali nel porto di Trieste, e Stefano, dalle matricole della conservatoria dei registri immobiliari, risulta essere stato vicecapitano marittimo; gli atti notarili lo presentano invece come possidente. Era giunto a Siracusa facendo spola con battelli commerciali tra Trieste e Ortigia, trasportando i prodotti della ricca agricoltura siciliana verso l'impero asburgico. In città aveva messo radici acquistando, tra 1878 e il 1889, terreni e case e sposando Elvira Spagna, figlia della buona borghesia siracusana. Elvira morì giovanissima di tifo e Stefano sposò in seconde nozze Cleta Monterosso.
In questo periodo il rapporto con la città, pur rimanendo stabile, non fu costante. Mentre otteneva alcuni appalti pubblici dall'amministrazione comunale, gestiva insieme al fratello Giulio un'attività industriale a Cardiff, dove si recava di sovente. Infine nel 1892 accettava l'appalto della costruzione del Grand Hotel, pronto ad anticipare la somma cospicua di 75.000 lire. Uomo avvezzo ai traffici e ai mercati di terra e di mare, dovette intuire le potenzialità di sviluppo della zona portuale, dove il nuovo albergo stava per nascere, tanto da trovare conveniente investire i suoi capitali nell'impresa proposta da Musumeci. Tra i due fu così firmato un contratto d'appalto particolarmente complesso, ma tipico e ricorrente nella realtà locale . Cosulich s'impegnava a investire in dieci mesi 75.000 lire nella costruzione dell'albergo, secondo le piante e sotto la direzione tecnica di Broggi. Alla scadenza dei dieci mesi, o in ogni caso al completo investimento della somma, Broggi avrebbe periziato analiticamente le opere svolte e, sulla base della perizia, i coniugi Musumeci avrebbero rilevato l'edificio nello stato lasciato da Cosulich, impegnandosi a terminare la costruzione entro tre anni. Dal momento della perizia Cosulich sarebbe diventato creditore nei confronti dei Musumeci della somma di 75.000 lire più gli interessi del 6 per cento sulle spese sostenute per effettuare gli scandagli necessari al lavoro. Sempre a partire dalla perizia, il credito complessivo (75.000 lire più percentuale sugli scandagli) sarebbe stato fruttifero di un ulteriore 6 per cento annuo per i tre anni utili al definitivo completamento dell'edificio. Completato l'hotel, il credito complessivo vantato da Cosulich (75.000 lire, più percentuale sugli scandagli, più interessi del sei per cento annuo per tre anni) sarebbe stato rimborsato in dieci anni, con rate annue all'interesse del 7 per cento annuo a scalare di trimestre in trimestre posticipato. La dilazione sarebbe scattata solo nel caso in cui Musumeci avesse terminato l'edificio nei tre anni pattuiti, in caso contrario Cosulich avrebbe avuto diritto di richiedere il pagamento in un'unica rata. A garanzia di queste obbligazioni, la signora Failla accendeva ipoteca a favore di Cosulich sul terreno, compreso l'edificio in costruzione, per 90.000 lire e Musumeci si costituiva fideiussore della moglie, sottoponendo a ipoteca, in garanzia della fideiussione, l'Hotel Vittoria Musumeci.
Così strutturato, l'appalto si presentava come un buon affare per Cosulich, che investiva il proprio denaro a lungo termine a interessi più che doppi rispetto ai correnti tassi di sconto. Musumeci si metteva nella condizione di avere il suo nuovo albergo con un limitato esborso iniziale e di pagare i suoi debiti solo ad attività commerciale attivata. Erano contratti tipici della realtà cittadina, in cui il sistema bancario era ancora debole e in cui il privato si sostituiva alle banche nel finanziamento commerciale ed edile. Molte famiglie commerciali e molti notabili della rendita svolgevano quest'attività e la fase di crescita edilizia favorì il moltiplicarsi di questa tipologia di relazioni finanziarie che si ritrova in molte transazioni relative agli immobili delle aree di espansione.
Nel caso del Grand Hotel le cose non andarono come previsto. I costi di costruzione furono di gran lunga maggiori di quelli preventivati. Alla scadenza dei dieci mesi «si era ancora alla metà dell'opera»" e i Musumeci non erano in grado di assicurare la continuazione dell'edificio. «Per molto tempo» i lavori furono bloccati e l'edificio rimase «incompleto, in parte senza tetto, quasi in abbandono ed in balia dei monelli» del porto, che lo utilizzavano come luogo di gioco, subendo inoltre «per le intemperie invernali un notevole deterioramento». La signora Failla, per evitare di dover liquidare in un'unica rata il suo debito, tentò di riprendere l'edificazione, cercò un altro appaltatore, infine, resasi conto di non essere in grado di completare l'opera, propose a Cosulich di sanare il suo debito con la cessione dell'edificio nelle condizioni in cui si trovava. Fu trovato un accordo e il 5 aprile 1895 Stefano Cosulich diveniva proprietario dello stabile in costruzione: il futuro Grand Hotel.
I lavori necessari per portare a compimento l'edificio erano molti . Nel suo testamento olografo risalente al 1913, quando l'attività alberghiera era ormai in pieno rigoglio, elencando i debiti affettivi e materiali accumulati nella sua vita, Cosulich ricordava i grandi sacrifici che dovette sopportare per completare il Grand Hotel. Complessivamente dovette ricorrere a prestiti per 106.000 lire ottenuti da banche e da familiari, che, sommati alle 75.000 anticipate per la costruzione e alle circa 8.000 per il riscatto dell'enfiteusi, fanno la considerevole cifra di lire 189.000, più gli interessi passivi prodotti nel tempo . Sappiamo infatti che nel giugno 1898 Stefano Cosulich affrancò l'enfiteusi, ma non sappiamo con certezza se a quella data il Grand Hotel era stato completato .
Nel frattempo, nel 1895 in via Savoia s'inaugurava l'albergo Malta di Sebastiano Senia e nel novembre del 1896 apriva al pubblico l'Hotel Roma di Francesco Raimondi. Nel 1899 i giornalisti stranieri in congresso a Siracusa - evento mondano che fu seguito con estrema attenzione dalla stampa locale - soggiornarono all'Hotel des Etrangers e al Vittoria di via Mirabella. Qualche mese dopo Musumeci riusciva a spostare il suo Vittoria nella zona nuova della città in via xx Settembre. Nel 1903 in via Savoia apriva anche l'Hotel Gran Bretagna di Concetto Formosa. Così la zona di nuova edificazione tra via xx Settembre e via Savoia andò caratterizzandosi per l'alta densità di insediamenti alberghieri, confermando la validità dell'iniziale intuizione di Luigi Musumeci e di Stefano Cosulich. Nel 1901 apriva nella zona alta della città l'Hotel Acradina, di prima classe, di proprietà di Sebastiano Aloschi .
La prima notizia sul Grand Hotel è della «Gazzetta di Siracusa» del 20 gennaio 1900. Il titolo recitava Serate musicali danzanti al Grand Hotel e poi di seguito: «le serate musicali al Grand Hotel si succedono assomigliandosi per la buona musica che si eseguisce, per il brio che vi regna sovrano e per l'affratellamento tra la colonia straniera e indigena» . Si festeggiava forse l'inaugurazione dell'hotel o forse la nascita del nuovo secolo. Certo è che da allora il Grand Hotel iniziò a riempire le pagine della pubblicità e della cronaca cittadina. Fu frequentato da ricchi borghesi interessati ai commerci del porto, da aristocratici e intellettuali affascinati dal passato classico della città e dai suoi tramonti, da alti ufficiali e cadetti stranieri che avevano ancorato nel porto le loro navi da guerra, da politici ed ecclesiastici, ma anche dalle famiglie della borghesia e dell'aristocrazia locale che, nelle feste e nei banchetti organizzati dai Cosulich, trovavano modo di esibire il proprio status. Il Grand Hotel fu così il luogo d'incontro tra le figlie della Siracusa bene e gli ufficiali stranieri da poco giunti nel porto; luogo di serate danzanti che iniziavano di notte e si concludevano all'alba, dove la musica dell'orchestrina si alternava a quella dei primi fonografi e dove era possibile incontrare e ascoltare soprani, tenori, musicisti e attori in tournée al Teatro Epicarmo e al Teatro Comunale. Nella cornice Liberty della "Sala dei fiori e dei cristalli", i borghesi e gli aristocratici locali, insieme ai turisti di passaggio, potevano assistere alle prime proiezioni cinematografiche e le «signorine eleganti» potevano ammirare le sfilate di moda realizzate dalle migliori sartorie nazionali e internazionali. I turisti avevano a disposizione una splendida saletta ad angolo per il fumo e una biblioteca fornita di libri e di giornali italiani e stranieri, acqua calda e fredda in ogni camera, stanze riscaldate, bagni al piano e luce elettrica. I più esigenti potevano affittare appartamentini di lusso con bagno e vista sul porto .
Una calibrata miscela di turismo, affari e mondanità sembra collocare il Grand Hotel in uno degli snodi più frequentati e più dinamici della vita sociale della città in espansione. Il primo quindicennio del secolo fu il periodo d'oro dell'hotel. Cosulich, che era socio dell'Associazione per il movimento dei forestieri, partecipò al clima di rinnovato interesse per il rilancio turistico della città e riuscì a inserire il suo albergo nei percorsi dei primi grandi tour del Mediterraneo organizzati dalle agenzie di viaggi. Strinse un accordo che garantiva l'accoglienza presso il suo hotel dei passeggeri della linea Malta-Siracusa, effettuata dal battello Carola. Il Grand Hotel incarnava il rapporto tra espansione edilizia e nuove opportunità di sviluppo offerte dalla risorsa turistica.
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