archeologia piazza della Vittoria - Archeologia Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Archeologia
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archeologia piazza della Vittoria

SIRACUSA AREA ARCHEOLOGICA PIAZZA VITTORIA
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Negli anni Sessanta mentre erano in corso gli scavi per la costruzione del Santuario "Madonna delle Lacrime", sono stati ritrovati dei resti archeologici risalenti ad un periodo che va dal VII sec. a. C. fino all'epoca bizantina (VI sec. d.C.). La scoperta ha permesso agli archeologi di chiarire alcune questioni riguardanti la topografìa dell'antica Siracusa e il suo assetto territoriale e urbanistico.
Nel VII sec. a.C. la zona di Piazza della Vittoria era inserita nel quartiere Akradina (Akrades = peri selvatici) e ne costituiva la parte periferica. A nord le due cinture, una delle necropoli e l'altra delle latomie, delimitavano la città. A nord-ovest nella suddetta zona archeologica è stato messo in luce il cavo di fondazione di un tempio. Secondo le fonti (Cicerone e Diodoro Siculo) si tratterebbe di un tempio dedicato a Demetra e Kore, costruito nel V sec. a.C. da Gelone come ringraziamento per la vittoria di Imera sui Cartaginesi.
Nonostante le numerose discussioni fra gli studiosi nell'attribuzione o meno del tempio a Demetra e Kore, non esiste alcun dubbio che questo Santuario fosse dedicato alle dee. Le perplessità erano nate perché Diodoro Siculo lo localizzava nel proasteion di Akradina, mentre Cicerone diceva di averlo visto nella terrazza dominante il Teatro Greco, cioè nella Neapolis.
In realtà, come sostiene il sovrintendente ai beni culturali, Voza, la discordanza è soltanto apparente in quanto le due fonti fanno riferimento a periodi storici diversi. Infatti i resti ritrovati ai piedi dell'Orecchio di Dionisio, testimoniano che a seguito di terremoti, dalla terrazza del Teatro precipitarono blocchi appartenenti a quel tempio di cui parla Cicerone nelle "Verrine".
Davanti al tempio, ad est, si trova l'incasso di un altare mentre a nord della stessa area sono state ritrovate una stipe votiva e alcuni ambienti di deposito; entrambi contenevano numerose statuette fittili appartenenti alle dee ed oggi in parte esposte al Museo "Paolo Orsi" di Siracusa.
La dea è rappresentata con il modio, copricapo a forma di canestro o con l'alto polo (velo circolare), in mano porta ora il cesto votivo contenente frutta come fichi e melograni, ora la fiaccola e il porcellino.
E la dea dell'agricoltura, dell'abbondanza, delle messi, colei che ha insegnato agli uomini a seminare, arare, falciare, la dea delle plebi rurali.
A Demetra e Kore che per i Romani sono rispettivamente Cerere e Libera, è legato il mito del ratto di Proserpina che esprime l'ineluttabilità della morte e l'altro, contrapposto e connesso: l'aspirazione alla rigenerazione.
Fuori dal muro del Temenos sono stati ritrovati resti di una fontana monumentale risalente al V sec. a.C. Essa è costituita da un bacino rettangolare di m. 11,50 x m. 3,20, alto m. 0,80, preceduto da un'area pavimentata delle stesse dimensioni, adibita a portico-colonnato con sei o forse otto elementi, di cui non rimane quasi nulla.
Alle spalle della vasca c'era un ambiente destinato probabilmente a riserva d'acqua di cui la zona era ricca.
La fontana aveva una funzione sacrale; si può ipotizzare che gli antichi Siracusani vi attingessero per purificare gli animali destinati al sacrificio; nel momento in cui la sua significazione sacra si esaurì è ipotizzabile che le donne la utilizzassero per attingere acqua.
A nord della fontana è stata ritrovata una strada che in epoca greca (V sec. a.C.) aveva il piano di calpestio sulla nuda roccia, avente orientamento est- ovest, e che durante il periodo romano fu pavimentata ben due volte: in epoca repubblicana prima e in epoca imperiale dopo.
È costruita a "schiena d'asino" per dare la possibilità alle acque piovane di defluire lateralmente ed evitare che si allagasse. È delimitata da entrambi i lati dal cosiddetto "panchinamento", cioè da blocchi di pietra squadrati ancora ben visibili che delimitano la larghezza della sede stradale, variabile dai 3 ai 5 m.
Questa arteria, nella quale è da ravvisare la "via Lata perpetua" di cui parla Cicerone, fu utilizzata fino ad epoca bizantina (VI sec. d.C.), durante la quale fu alzato il livello e spostata più a nord.
Questa strada doveva rappresentare per l'antica Siracusa una via di comunicazione particolarmente importante, in quanto, passando per l'attuale porto piccolo (Lakkios), collegava Ortigia al quartiere del "Ceramico" (Piazza S. Lucia).
Da li continuava per l'attuale Piazza della Vittoria, dove oggi è visibile per ben 30 m. circa e passando per l'Anfiteatro romano doveva arrivare al Fusco (attuale cimitero). Sulla via Lata da nord confluivano diverse strade parallele (larghe circa m. 3) aventi direzione nord-sud, le quali separavano isolati larghi 38 m. circa. La presenza degli isolati è giustificata dal fatto che nell'area nord di Piazza della Vittoria fra il IV e il III sec. a.C. si avvia un processo graduale di urbanizzazione, secondo uno schema regolare detto per "strigas". A sud dell'arteria le strade prendono una direzione leggermente obliqua: nord-ovest/sud-est.
Dopo lo smembramento delle strutture templari, la cui memoria non è del tutto cancellata, a ricordo della sacralità del luogo venne eretto nell'area della stipe votiva un piccolo altare e, lì accanto, in un pozzo (bothros) fu sistemato il materiale votivo. La presenza nel temenos di una casa romana fa pensare che dopo lo smantellamento del tempio, avvenuto alla fine del IV sec. a.C. anche nell'area sacra iniziasse un processo di urbanizzazione e le fondamenta della casa ne attestano l'ipotesi. Questa casa è di epoca romana, non è molto estesa e sono visibili: gli ambienti della cucina, due pavimenti in coccio pesto, un deposito per alimenti, cioè una sorta di dispensa, la cisterna di scarico all'interno della quale scavando sono state trovate ceramiche che vanno dal IV al II sec. d.C. e infine l'area sacrificale (arula). Probabilmente la parte centrale, più importante, era ricoperta da una tettoia spiovente. Ma poi pian piano le case, la strada furono interrate e ricoperte di terreno vegetale. La zona diventò agricola e tale rimase per tanti secoli fino agli scavi degli anni '60.
La continuazione Sia degli scavi, sia degli studi potrebbe restituirci altri lembi della nostra storia. Ipotesi sulla via "Lata Perpetua".




Scritto da Pietro Piazza domenica 29 aprile 2007

Un contributo alla conoscenza della topografia storica di Siracusa tra V e I secolo a.C.
L’area archeologica di Piazza della Vittoria una zona che ha dato risultati molto fruttuosi ai fini della conoscenza dell’urbanizzazione della città dall’età arcaico- ellenistica fino all’età romana nell’area compresa tra il santuario della Madonna delle Lacrime e l’Ospedale Civile.
Nella zona di Piazza della Vittoria gli scavi hanno messo in luce un tratto della strada di m 30 circa
L’importanza topografica della zona è data anche da due complessi monumentali che gli scavi hanno portato alla luce si tratta di un santuario e di una fontana monumentale, che rappresentano gli elementi più significativi della fase edilizia più antica identificata all’epoca. (foto 1)
L’estensione dell’area del santuario abbraccia tutta l’area finora scavata e se ne conosce un preciso limite solo dal lato nord, costituito dal muro del tèmenos del Santuario che è parallelo alla strada.
Di esso si conservano, in brevi tratti, da due a tre assise di spiccato e un’assisa di fondazione alloggiata nel banco roccioso.
La fontana è costituita, come corpo centrale, da un bacino di forma rettangolare di m 11,50 X 3,20, alta m 0,80 , da un ambiente retrostante non ancora ben definito e da un portico che precede il bacino e collega il monumento alla strada che lo delimita da nord. (foto 2)
Si tratta di un tipo di fontana unico in Sicilia e del quale anche in Grecia esistono pochi esemplari.
Per i confronti bisogna ricorrere alla fontana di Megara di Grecia o quella di Priene e Glauke a Corinto, alle raffigurazioni vascolari e ai modelli fittili come quelli di Lemnos anteriori al 300 a.C.
Il Santuario: nel corso dello scavo delle case di I e II secolo a. C. sovrappostesi sull’area del tèmenos, si era rinvenuta una grande quantità di oggetti votivi che apparivano inizialmente dispersi e disseminati per una vasta area e in seguito alla loro concentrazione in un punto delle allora planimetrie fu possibile localizzare la stipe votiva.
Su un ‘area di circa mq 12, che non appare delimitata da strutture murarie, fu rinvenuta una quantità rilevante di statuette fittili (ora al Museo Archeologico Regionale “P. Orsi”). (foto 3)
L’eccezionalità sta nel fatto che ci si trovò di fronte a un complesso di ex- voto fittili (statuette per la stragrande maggioranza) rinvenute nell’originale posizione di giacitura senza una protezione e al di sotto di strati relativi a livellamenti e a trasformazioni radicali per altre destinazioni d’uso dell’area, cose che resero ancora più straordinaria la conservazione di questo deposito votivo.
A est di questo complesso si sono rinvenuti due ambienti all’interno dei quali è stata portata in luce una grande quantità di ex voto rinvenute in uno strato alto cm 80 e contenente del materiale terroso in modo confuso e blocchi squadrati di calcare, pietrame informe, tegole e intonaco.
Lo scavo e l’esame dei reperti hanno fatto chiaramente intendere che ci si trova di fronte ad ambienti di deposito dei quali come è noto non era consentita la distruzione.
Il disordine e la confusione in cui furono rinvenuti gli ex- voto fittili è dovuto all’azione di livellamento generale che l’area subì per il cambio della destinazione d’uso che da area sacra fu trasformata in area per abitazioni.
Uno dei preminenti interessi di questo ritrovamento è da riconoscere nelle possibilità di indagare gli aspetti sacrali e rituali delle offerte votive nell’ambito del Santuario.
L’analisi tipologica degli ex-voto fittili, permise di affermare che essi erano relativi al culto di Demetra e Kore.
Scritto da Pietro Piazza domenica 29 aprile 2007

figura 1



figura 2


figura 3



IMPIANTO URBANISTICO PIAZZA VITTORIA



PIAZZA VITTORIA



 


















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