Stentinello - Archeologia Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Archeologia
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Stentinello

Stentinello
Stentinello
testi e foto tratte da Sicilia fotografica di Diego Barucco
vedi galleria foto in fondo alla pagina
Importantissimo sito alle porte della città di Siracusa nel quale è presente un villaggio preistorico di epoca neolitica solo parzialmente indagato. Vecchi scavi degl'anni sessanta rinvennero la presenza di numerosi fori di pali di capanna incisi nel basamento calcareo dove fu possibile distinguere la presenza di una capanna di pianta rettangolare tutt'ora leggibile. Vicino alla stessa si trova traccia della trincea che circondava l'intero villaggio tutt'ora quasi del tutto interrata. L'area è in completo stato di abbandono ed a forte rischio data la vicinanza ai numerosi complessi industriali.



A Stentinello gli scavi e le ricerche iniziarono a seguito della consegna di materiali che vennero acquistati dal Museo e dei quali Orsi fa accenno nel 1889. E' nel 1890 che Orsi presenta il sito vero e proprio, dove farà brevi interventi in anni successivi. Il villaggio sorgeva in una zona pianeggiante con una serie di alture alle spalle a circa 2-4 Km. I tratti di quello che sarà riconosciuto come un vero e proprio fossato furono visti come due incassi frontali, aperti nella roccia nel lato che guarda al mare, che ha demolito parte del villaggio e del fossato. Quest'ultimo divenne scarico di materiali. Orsi si chiede quale sia stata la motivazione della scelta di tale posto, che difficilmente poteva essere la possibilità dell'approvvigionamento del pesce, sulla base dell'esame dei resti faunistici. E' probabile però che il panorama, l'ecosistema del tempo fosse alquanto differente. In anni successivi, (1910, 1912, 1915 e 1920), Orsi continuò le sue ricerche, che non furono più esaustivamente pubblicate come la nota del 1890, individuando, oltre alla forma ellittica del fossato il cui ciglio interno, almeno in qualche punto, era rafforzato da un muretto, anche la presenza di muretti e di un acciottolato, interpretato come tratto di strada che da m. 2,80 si allarga fino a m. 8/9.
Voglio un attimo soffermarmi sull'importanza del sito di Stentinello, che dà il nome ad una vera e propria cultura materiale ed è particolarmente rappresentativo dello sviluppo del Neolitico nel suo complesso, proprio per la sua continuità di vita, fino al momento della cultura di Diana, cioè fino alla fine del Neolitico. E' in qualche modo emblematico per comprendere sia la scelta del sito, che le caratteristiche dell'insediamento medesimo. Le ricerche condotte da Tinè hanno consentito di evidenziare, oltre alla presenza del fossato, anche quella di buchi per pali ed una capanna, individuata come capanna A. Essa ha forma rettangolare (m. 5,10 x 3,10) con 8 pali sul lato lungo e cinque su quello corto, dove si apriva l'ingresso. Dal lato est si dipartono 2 serie di parallele di tre buche. Non si comprende ancora la relazione tra la capanna e tali filari di buche, che forse afferiscono ad una struttura preesistente.
L'importanza delle ricerche di Orsi è legata al recupero dei materiali, oggetti esposti nel Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi". Si tratta di strumenti, soprattutto lame, di coltelli in selce ed ossidiana, in forme ripetitive; asce in basalto, un avanzo di macinello, un osso a metà, lavorato, forse un politoio di vasi, e soprattutto ceramiche, in grande quantità. Orsi distingue tra forme aperte, più numerose, forse per attingere acqua, e quelle chiuse, che però appaiono più raffinate per tecnica e decorazione. La fattura e la cottura ottime hanno determinato la buona conservazione. L'impasto è nero o beige-nerastro, la decorazione è varia ed Orsi stesso rilevò le modalità della decorazione: incisione con punta; scalfittura ad unghia; a stecca; a pettine; a graticcio; con punzoni/stampi che possono essere di vario genere e creare motivi diversi (ad impressioni lineari dentellate, a verghette seghettate, a più rombi, ad impressioni di solchi ondulati, a linee concentriche con occhi, a reticolati, con figure isolate, a rombi concentrici con punto centrale, a minutissime squame). All'interno di questi motivi decorativi è il più delle volte una sostanza bianca, che secondo l'esame compiuto dal prof. Pellizzari risulta carbonato di calcio. Sono presenti anche avanzi plastici: un avancorpo di quadrupede privo di testa e gambe; un torso cilindrico forse di figura umana; una testa di animale.
Orsi inoltre, come sua abitudine, portò all'esame del prof. Strobel anche i resti di animali rinvenuti; si trattava di capra, pecora, bue, maiale, cane. Furono rinvenute mandibole di pesce marino e due specie di molluschi (Ostrea edulis e Arca Noè). La frantumazione e l'abbrustolimento delle ossa provano il loro utilizzo come pasto. Lo stato fisico dimostra che stavano in luogo asciutto, mentre le incrostazioni riflettono la vicinanza al mare. Le dimensioni e lo spessore delle ossa fanno pensare che tali animali vivevano in stato di semiselvatichezza, all'aperto. Manca, dato significativo, la selvaggina.
Ma il sito di Stentinello è anche emblematico per le problematiche relative alla sua conservazione. L'impossibilità di procedere all'esproprio dell'area non ha consentito la sua giusta e corretta salvaguardia e tutela ai fini della fruizione. L'Amministrazione fino ad oggi ha condotto una vera e propria battaglia per la tutela e la salvaguardia del sito, letteralmente aggredito non solo dal mare, ma dall'azione continua ed incessante dell'uomo, nel tentativo di recuperare, ormai solo in parte, quel paesaggio straordinario che i Greci dovettero trovarsi di fronte, con un mare ancora incontaminato, che tale era fino almeno agli anni '50, cercando di fare proprio il pensiero di Orsi che scriveva, ma con altri intendimenti, "Posso dirmi fortunato di essere arrivato in tempo a segnalare ancora in posto gli ultimi avanzi della stazione, poiché dentro pochi anni di essa non riterrà indizio di sorta". Mai parole furono più profetiche.

identificato dagli studiosi anche come l'antico approdo Leon
una foto panoramica del 1900.


(foto Memorie Storiche Melyblensi)
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