scavi piazza del Duomo Siracusa - Archeologia Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Archeologia
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scavi piazza del Duomo Siracusa

archeologia Duomo

La cultura vero patrimonio al servizio dell'uomo

Dedico questa pagina a tutti gli emeriti studiosi che con la loro passione hanno reso possibile la conoscenza della storia della nostra città.

Veni veni furasteri
u viddicu è sempri ccà
nta sta terra luminusa 'ncuminciò a civiltà
vieni vieni forestiero
l'ombelico è sempre qui
in questa terra luminosa incominciò la civiltà

documentazione pdf
SIRACUSA SCAVI ARCHEOLOGICI PIAZZA DUOMO
tratto da :SIRACUSA 1999 Lo scavo archeologico di Piazza Duomo
a cura di  Giuseppe Voza che lo dedic\'f2 a:  Paul Auberson - comiti atque amico
Arnaldo Lombardi Editore






Il 900 è stato un secolo di scavi archeologici, ricerche e studi nella zona più alta e centrale di Ortigia, l'attuale Piazza Duomo, condotti dalla soprintendenza di Siracusa e che ha visto impegnati maestranze e studiosi di altissimo valore.
Il libretto purtroppo ebbe una tiratura limitata e donato gratuitamente a chi assistette alla presentazione avvenuta nel salone di rappresentanza del Museo Archeologico.
Previa richiesta autorizzazione all'autore, il soprintendende Giuseppe Voza, al quale rendo onore e ringrazio, pubblico questa pagina nel mio sito allo scopo di estendere a chi vuole la conoscenza di tanti tesori di questa mia città.

SIRACUSA SCAVI ARCHEOLOGICI PIAZZA DUOMO
tratto da :SIRACUSA 1999 Lo scavo archeologico di Piazza Duomo
a cura di  Giuseppe Voza che lo dedicò a:  Paul Auberson - comiti atque amico
Arnaldo Lombardi Editore





Presentazione di:Giuseppe Voza
Soprintendente ai Beni Culturali u Ambientali Siracusa

Nel momento in cui in piazza Duomo si sono completati i lavori di pavimentazione e ci si accinge a restituire la piazza a un uso che si auspica consono ai valori che racchiudo ed esprime, è parso doveroso informare l'opinione pubblica dei risultati delle ricerche archeologiche compiute su quasi tutta l'area della piazza preventivamente ai lavori di pavimentazione.
Sin dall'inizio delle ricerche, per la verità, si è tenuto, compatibilmente con le esigenze di protezione e sicurezza del cantiere, a rendere visibili le opere di scavo e a dare costanti informazioni, su un palco opportuna­mente creato, con documentazione grafica e fotografica e con testi di volta in volta aggiornati, relativamente ai risultati ottenuti, esponendo nel cantiere anche i reperti che man mano sono venuti alla luce. Ora, prima di procedere allo studio dettagliato e completo di tutti i reperti, dopo le necessarie operazioni di restauro e le analisi di rito, questa pubblicazione intende dare, in anteprima, quelli che si ritengono i principali risultati acquisiti con l'indagine sul terreno. Essi sono subito apparsi, come si vedrà, di rilevante importanza, soprattutto per la conoscenza di quel periodo che copriva, come dice Paolo Orsi, "la lunga e oscurissima storia siracusana di due secoli e mezzo, anteriori all'avvento della dinastia dinomenidica".
Abbiamo, ora, elementi concreti che danno luce a quei "secoli bui" e un rilevante contributo alla storia della cultura dell'insediamento. Cogliamo questa occasione per ringraziare l'Amministrazione Comunale che ha consentito le ricerche, i Siracusani che hanno dovuto "sopportare" le vicende di questa operazione nel cuore della città e, soprattutto, tutte le maestranze e i membri dell'equipe tecnico-scientifica, che, in tempi molto ridotti, hanno saputo, con impegno e competenza straordinari, trarre il massimo da una complessa e delicatissima impresa di ricerca archeologica.
Vivissimi ringraziamenti si esprimono alla Banca di Credito Popolare di Siracusa e alla Erg Petroli S.p.A. che, con rara sensibilità, hanno imme­diatamente messo a disposizione i fondi per la presente pubblicazione. Particolare gratitudine desidero manifestare infine (lasi but not least) a Paola Pelagatti che ha voluto onorare questa pubblicazione accettando di presentare uno dei manufatti più significativi che ha miracolosamente restituito il suolo di piazza Duomo.
Giuseppe Voza
Soprintendente ai Beni Culturali u Ambientali

figura 1
Angolo meridionale di piana Duomo ripreso da Henry Broise il 28 aprile 1898. Il fondo della piazza non è ancora asfaltato e il giardino dell’ Arcivescovado appare delimitato da un alto muro sormontato da merlature. Si distingue sul fondo, a sinistra, il prospetto della chiesa di Montevergini ricostruito dopo il terremoto del 1693 e che fu demolito agli inizi del Novecento ''per presunte ragioni statiche".




Figura .2
L'angolo meridionale di piazza Duomo oggi, dopo i lavori di pavimentatone: la chiesa di Monteverini ha il prospetto così come ricostruito agli inizi del secolo: il muro che delimita il giardino dell'Arcivescovado appare ridotto in elevazione rispetto a quello della figura 1. E' segnato da un basamento continuo aggettante, limitato in alto da una cornice su cui si imposta una balaustra scandita a intervalli da una coppia di pilastrini a cui corrisponde, in verticale, una coppia di lesene




Figura  3  
il settore di piazza Duomo in un documento fotografico della fine dell'ottocento



figura 4
il settore meridionale di Piazza Duomo oggi, dopo i lavori di pavimentazione




Figura 6
Piazza Duomo
veduta da nord-ovest dello scavo archeologico




Figura 7 particolare con l'indicazione n. 1 e 2 delle fossette sacrificali dell'età del bronzo antico



figura 8
la fossetta sacrificale n.1 all'inizio dell'esplorazione




La piazza del Duomo copre un'area che rappresenta il punto centrale e più elevato di Ortigia. Qui i primi dati relativi alla presenza umana sono già del periodo neolitico, i primi segni di un insediamento abitativo datano all’ età del bronzo antico e quelli più cospicui, della media e tarda età del bronzo, persistono fino al momento della colonizzatone greca. Questa è l'area che costituì il cuore della città greca, di quella medioevale e, soprattutto, di quella barocca.
Lo spazio è aperto da età preistorica e per tutto l'evo antico. Intorno a questo spazio in età postantica il processo costruttivo, iniziato con la trasformazione dell'Athenaion in chiesa cristiana, poi Cattedrale, si imposta, dalla parte orientale, sulla direttrice dell'antico collegamento stradale forse già di età preistorica, poi "plateia", strada di età greca, in senso nord-sud e, dalla parte di ovest, lungo la linea curva di margine del pianoro proiettato sul mare del Porto Grande. Quando, con il sette-ottocento, si completa intorno ad esso l'anello dell'edificato che si configura come piazza, essa mantiene, pur con le conseguenze delle usure e trasformazioni, la sua naturalità, la sua iniziale connotazione di piano roccioso di fondo, e i battuti stradali, le imbrecciature, i livellamenti non ne mutano le caratteristiche fino all'inizio di questo secolo. Il documento fotografico della figura n. 1, coglie lo stato del luogo al 28.4.1898:
la piazza definibile, alla Vittorini, "metafisica spianata" appare in tutto il suo valore di elemento di aggregazione di spazi e volumi di edificato, fondale bianco e unitario sul cui margine, a mò di scene, si radicano le fronti e i corpi degli edifici rappresentativi della comunità. Le balaustre e i marciapiedi, le alberature e l'asfalto hanno, nel tempo, alterato, in parte, questo aspetto generale dello spazio e abituato l'occhio a elementi da ascrivere al pittoresco e al decorativismo, ai quali il gusto comune indulge e che, certamente, hanno appannato l'effetto di impareggiabile scena architettoni­ca di questo luogo paradigmatico "in cui fare architettura e rappresentare architettura coincidono esattamente" (G. Pagnano) (figg. nn. 2 e 3).  

Da un punto di vista storico-archeologico l'area della piazza è notoriamente luogo di assoluto valore. Ne è segno eccezionale l'Athenaion che rappresenta il momento culminante delle realizzazioni templari in stile dorico a Siracusa. Voluto da Gelone a memoria della vittoria sui Cartaginesi a Imera nel 480 a.C., celebratissimo nell'antichità per le ricchezze di cui era dotato, rap­presentò non solo il significato e il valore della polis greca, ma, dall'epoca della sua costruzione, ha costituito, nei secoli, il luogo destinato per eccellenza al Sacro nella città aretusea.
Ne sono testimonianza la trasformazione, come si è detto, in chiesa cristiana prima e in Cattedrale dopo, fino ai nostri giorni, documentando uno straordinario e millenario sovrapporsi di vicende costruttive, emblematico esempio di un processo che investe tutto il meraviglioso palinsesto costituito dal centro storico di Ortigia.
Immediatamente a nord del tempio, lungo l'attuale via Minerva, tra il 1912 e il 1917, Paolo Orsi si cimentava in una esplorazione rimasta memorabile nella storia della ricerca archeologica. Gli eccezionali ritrovamenti effettuati, consistenti in edifici religiosi, ex voto, stelai, terrecotte architettoniche, sculture, documentarono l'intenso uso di quest'area del santuario greco, ma, in generale, l'esplorazione offrì per la prima volta a Orsi l'occasione di leggere a Siracusa il libro della sua terra: Nei quasi 30 anni della mia attività archeologica non m'era mai accaduto di imbattermi in un cosi importante complesso di avanzi monumentali greci che dal VII sec, a C., scendono ai tempi bizantini. Mai mi tra accaduto di svolgere una scavo stratigrafico di tanta eloquenza archeologica e storica...2. Una celebre monografìa: "Gli scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa negli anni 1912/1917", edita dall'Accademia dei Lincei nel 1919, ne da conto in maniera impareggiabile. Sull'area di piazza Duomo P. Orsi interviene non con un'esplorazione estesa e sistematica, ma con saggi di scavo effettuati nel 1910 e nel 1922 in previsione di un lastricamento in asfalto della piazza di cui si parla da molto tempo, senza che il Comune disponga di mezzi adeguati per mandarlo ad effetto 3. I saggi di scavo effettuati lungo il perimetro della piazza, riportati in colore azzurro nella planimetria della tav. 1, non resero risultati di particolare interesse.

L'Orsi registrò l'assenza quasi completa di strutture murarie antiche e, in generale, la presenza, al di sotto del livello moderno e medioevale, di due strati relativi al periodo greco arcaico e al periodo "siculo". L'analisi dei materiali indusse lo studioso a pensare che quella della piazza fosse un'area sacra più o meno libera, che potesse contenere edicolette sacre, minuscoli edifici con ex voto in terracotta, marmo e bronzo che in mezzo al verde di piccoli boschetti (ftXooO costituivano un vero museo dell'arte arcaica 4 sulla terrazza che prospettava liberamente sul mare.











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