palazzo Arcivescovile - palazzi di pregio

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Palazzi di pregio
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palazzo Arcivescovile

A

PALAZZO ARCIVESCOVILE
È costituito da un complesso di costruzioni risalenti a varie epoche. Le strutture più antiche ancora visibili al piano terra, nel lato sud, sono del sec. XIII; quasi intatto, sebbene soffocato da tramezzature e partizioni varie, è un ambiente trasformato in cappella nel quale sono chiaramente visibili le severe volte a crociera ed altre strutture del periodo svevo. Il Palazzo Arcivescovile non è scaturito da un progetto unitario ma deriva da un insieme di edifici di diverso stile e di diverso modulo costruttivo. Il blocco iniziale, quello che ha fronte sul piano del Duomo, fu commissionato dal vescovo spagnolo Giovanni Torres nel 1618 probabilmente all'architetto Andrea Vermexio («D. Jo. De Torres Episcopus Syracusanus fecit anno MDCXVIII»), Il progetto vemexiano, dallo schema tardo-rinascimentale e dai particolari costruttivi massicci ed imponenti di chiara derivazione spagnola (notare le finestre del piano terra), nel 1751 fu alterato dall'ingegnere francese Luigi Alessandro Dumontier il quale aggiunse il secondo piano e trasformò in balconi le finestre timpanate del primo.
Il vestibolo settecentesco fu fatto costruire dal vescovo Trigona il quale fece riutilizzare dei tronchi di granito e di marmo di epoca romana. «E fu laudevolissimo pensiero quel che destossi allora, di far uso cioè di questi avanzi della grandezza e della opulenza di Siracusa antica per sostegno e decoro di nuovi edifici; e ne diede l'esempio Monsignor Trigona medesimo, il quale fabbricando nel 1774 il portico che unisce i due cortili del palazzo vescovile, fe' collocarvi dieci colonne di granito egizio e due più snelle di marmo bianco, oltre alle due alte e robuste anche di granito che oppose nel portone di mezzodì dello stesso palazzo. Così almeno le cose antiche si conservano e perdurano» (Serafino Privitera, op. cit.). Come ricorda lo stesso Privitera, il Trigona nel 1745 fece anche praticare l'ingresso di Via Torres nella ciclopica muratura bastionata spagnola.
Anche il corpo sormontante il vestibolo, così come tutto l'insieme del secondo cortile, è del Settecento. Il prospetto del secondo cortile, rispondente ai criteri compositivi di Luciano Ali (si confronti il corpo principale di questo prospetto con quello centrale del Palazzo Beneventano Bosco), appartiene ad un blocco ruotante intorno ad un terzo cortile compositivamente più unitario dei primi due.
Il corpo della Biblioteca Alagoniana fu voluto dal Vescovo Alagona nel 1780. Poiché i vari corpi sono nati in maniera autonoma, in varie epoche, nel momento in cui si è sentita la necessità di metterli in comunicazione sono stati inventati corridoi, sono state aperte porte ed è stato persino creato un passaggio aereo, fatti che hanno guastato sia dal punto di vista strutturale che da quello compositivo l'intero complesso.


PALAZZO ARCIVESCOVADO
documentazione pdf




una piccola cappella, entrambi di fondazione sveva, dalle possenti volte a crociera che ricordano quelle del castello Maniace e del palazzo Bellomo. Il palazzo dovette subire dei rimaneggiamenti in periodo aragonese così come ci lascia intuire la trifora triloba emersa dal paramento murario del secondo cortile. L'attuale struttura fu voluta dal Vescovo Torres nel 1618 su progetto di Andrea Vermexio. Sul timpano della trabeazione si inserisce lo stemma del vescovo. La parte centrale della facciata, incastonata tra paraste, termina in un timpano successivamente inglobato nell'attico costruito nel 1762 su progetto dell'architetto militare Luigi  Dumontier. All'interno un vestibolo retto da colonne monolitiche di granito egizio aperto nel 1744, ci introduce ad un secondo cortile, in fondo al quale fa spicco, quasi una quinta teatrale, la Casa degli Esercizi fatta erigere dal vescovo Requesenz nel 1762. una piccola cappella, entrambi di fondazione sveva, dalle possenti volte a crociera che ricordano quelle del castello Maniace e del palazzo Bellomo. Il palazzo dovette subire dei rimaneggiamenti in periodo aragonese così come ci lascia intuire la trifora triloba emersa dal paramento murario del secondo cortile. L'attuale struttura fu voluta dal Vescovo Torres nel 1618 su progetto di Andrea Vermexio. Sul timpano della trabeazione si inserisce lo stemma del vescovo. La parte centrale della facciata, incastonata tra paraste, termina in un timpano successivamente inglobato nell'attico costruito nel 1762 su progetto dell'architetto militare Luigi  Dumontier. All'interno un vestibolo retto da colonne monolitiche di granito egizio aperto nel 1744, ci introduce ad un secondo cortile, in fondo al quale fa spicco, quasi una quinta teatrale, la Casa degli Esercizi fatta erigere dal vescovo Requesenz nel 1762.
Il Palazzo Arcivescovile, sede della Curia Arcivescovile di Siracusa, del Seminario Nuovo appartenente all'Arcidiocesi aretusea e dell'importante Biblioteca Alagoniana, è uno dei più importanti palazzi che cingono la monumentale Piazza Duomo. Esso venne edificato tra la fine del 1700 e la seconda metà del 1800 venendo inaugurato nel 1854 dall'allora Arcivescovo Angelo Robino. Prima di allora la Curia e il Seminario avevano sede in un edificio posto nell'attigua Via Minerva, ma venne affidata all'architetto francese Dumontier la costruzione di una nuova sede più consona al suo importante ruolo di Curia Vescovile. Allora vi era una costruzione medievale ospitante una casa d'accoglienza per i pellegrini che scendevano a Siracusa per onorare il simulacro di "Santa Lucia" ospitato nella vecchia Cattedrale di Siracusa (crollata e sostituita con quella barocca posta a sinistra del Palazzo Arcivescovile) che man mano venne riadattato negli anni mediante la guida di diversi Arcivescovi che dalla seconda metà del 600 alla prima metà dell'800 videro la costruzione di questo monumentale Palazzo che a mano a mano divenne sia Curia Arcivescovile, sia Seminario dell'Arcidiocesi di Siracusa.

FOTO ALESSANDRO ODIERNA PARTICOLARI CORTILI INTERNI








    
  La facciata del Palazzo Vescovile è in stile tardobarocca tendente al neoclassico divisa in tre ordini posti orizzontalmente. Quello inferiore e quello centrale presentano un corpo centrale in cui vi è un elegante portale arcuato ai cui lati vi sono due finestre sormontate da timpani semicircolari. Nella parte superiore di questo corpo centrale possiamo ammirare la bella veranda (racchiusa da una splendida ringhiera in ferro battuto) da cui si affacciano tre aperture arcuate (di cui quella centrale sormontata da un timpano triangoalre e quelle laterali da timpani semicircolari) corrispondenti alle stanze riservate alla Curia Vescovile. Ai lati di corpo vi sono otto aperture (quattro per ordine di cui quelle ubicate nell'ordine centrale della facciata fungono da balcone, e due per lato) sormontate da eleganti mensole in pietra liscia (quelle inferiori) e racchiuse da una bella inferriata (ovviamente in ferro battuto) e sormontate da timpani semicircolari (quelle superiori). Sul corpo centrale vi è infine un splendido frontone triangolare recante lo stemma del Vescovo Robino. Il terzo ordine (quello superiore) è caratterizzato da sei finestre arcuate sormontate da un timpano semicircolare arcuato di tipo aperto poste su mensole recanti eleganti bassorilievi decorativi.
Appena entrati dal portale principale vi è uno splendido cancello in ferro battuto che conduce allo splendido cortile interno del Palazzo. Qui vi si affacciano i locali della Curia Arcivescovile, del Seminario (in questi due locali è vietata la presenza di turisti e visitatori, che possono visitare l'interno del Palazzo solo tramite il permesso della Curia) e la cosiddetta "Biblioteca Alagoniana" (chiamata così perchè voluta dall'Arcivescovo Giovanni Battista Alagona) in cui sono raccolti molti manoscritti sacri (per saperne di più come e quando visitarla bisogna telefonare al +39 0931 60248).

Il cortile del Palazzo Arcivescovile dentro cui si affaccia la Curia e il Seminario.



Da ammirare infine lo splendido giardino mediterraneo posto nella parte destra dell'edificio. Esso è separato dalla Piazza da un muro abbellito con pinnacoli recanti la forma di una coppa.
Per saperne di più sull'operato della Curia Arcivescovile di Siracusa e sul suo Seminario visitate il sito www.arcidiocesi.siracusa.it.
Fu costruito nelle forme attuali agli inizi del sec. XVII per volontà del vescovo Torres; il prospetto originario in forme rinascimentali, semplice e armonioso, opera di Andrea Vermexio (1618), risulta, in parte, alterato dall'aggiunta dell'ultimo ordine, eseguito su progetto di Louis Alexandre Dumontier (1751), oltre che dalla manomissione delle finestre del secondo ordine, trasformate in balconi nell'Ottocento. Nei primi anni del XX secolo sono state messe in evidenza, nel piano terreno, alcune strutture del nucleo più antico (sec. XIII), che presentano analogie stilistiche con il castello Maniace e il palazzo Bellomo. Interessanti i due cortili interni, il primo seicentesco e il secondo del sec. XVIII dove prospetta la cosiddetta «Casa degli Esercizi», opera di A. Dumontier. All'interno del complesso vescovile (accesso dal 2° cortile) ha sede la Biblioteca arcivescovile Alagoniana, fondata nel 1780 da Giovanni Battista Alagona

Importante per la Storia di Siracusa, il Palazzo Arcivescovile sorge in Piazza Duomo. Il primo edificio risale all’epoca della dominazione sveva: di queste origini rimangono segni visibili nel portico, in una piccola cappella, nelle volte a crociera che richiamano quelle di Castello Maniace e di Palazzo Bellomo. Il palazzo antico fu rimaneggiato nel periodo aragonese e definitivamente modificato nei primi anni del Seicento.
In effetti, l’edificio attuale fu costruito nel 1618 per volontà del vescovo Torres e su disegno dell’architetto Andrea Vermexio. Pur avendo subito qualche modifica successiva – soprattutto nel Settecento, con l’aggiunta del terzo ordine, e nell’Ottocento, con la trasformazione delle finestre in balconi – il Palazzo ha mantenuto le sue caratteristiche principali: semplicità di linee ed eleganza.
All’esterno, la parte centrale del prospetto, definita da paraste, termina in alto col timpano della trabeazione, su cui spicca lo stemma vescovile, Il timpano appare come inglobato nell’attico realizzato nel 1762, su progetto architetto Louis Alexandre Dumontier. Nell'atrio primo era collocata, un tempo, la bellissima statua di marmo del celebre Antonello Gagini, raffigurante Santa Lucia, qui posta dal vescovo siracusano Platamone nel 1527, in memoria della liberazione dalla peste del 1522. All’interno un vestibolo settecentesco, caratterizzato da colonne monolitiche di granito egiziano, introduce a un secondo cortile, settecentesco, su cui prospetta la cosiddetta “Casa degli Esercizi”, costruita nel 1762.


Le tracce dell'antico palazzo dei Vescovi sono tutt'oggi visibili nel portico e, all'interno, in una piccola cappella, entrambi di fondazione sveva, dalle possenti volte a crociera che ricordano quelle del castello Maniace e del palazzo Bellomo. Il palazzo dovette subire dei rimaneggiamenti in periodo aragonese così come ci lascia intuire la trifora triloba emersa dal paramento murario del secondo cortile. L'attuale struttura fu voluta dal Vescovo Torres nel 1618 su progetto di Andrea Vermexio. Sul timpano della trabeazione si inserisce lo stemma del vescovo. La parte centrale della facciata, incastonata tra paraste, termina in un timpano successivamente inglobato nell'attico costruito nel 1762 su progetto dell'architetto militare Luigi Dumontier. All'interno un vestibolo retto da colonne monolitiche di granito egizio aperto nel 1744, ci introduce ad un secondo cortile, in fondo al quale fa spicco, quasi una quinta teatrale, la Casa degli Esercizi fatta erigere dal vescovo Requesenz nel 1762.
LA CASA DEGLI ESERCIZI un edificio, dalle splendide proporzioni barocche con sinuoso frontone di coronamento, nacque per fare si che vi si svolgessero le pratiche meditative del clero. L' opera è univocamente designata come del Domouniter, architetto attivo in città nella seconda metà del '700. La facciata è posta in asse con l'ingresso principale su piazza del Duomo e immette nel terzo cortile dell'Arcivescovado, cortile per lo più sconosciuto ai più.(Alessandro Odierna)

RELAZIONE DI ENRICO REALE
Consolidamento di porzione di edificio del sec XIX denominato "Ferrini"
© Enrico Reale . Pubblicata il 03 Giugno 2009.
1) LE PRINCIPALI FASI EVOLUTIVE DEL PALAZZOIl complesso di fabbriche, comunemente, definito “palazzo Arcivescovile”, che delimita sul lato est la scena della piazza del Duomo di Siracusa, si è sviluppato, a fianco dell’antico tempio, oggi chiesa Cattedrale, con complesse articolazioni. Ne riportiamo, sulla pianta del primo livello, le principali fasi evolutive e le stratificazioni storiche.


Numerosi interventi si sono sovrapposti al più antico palazzo vescovile. Il lato sud, ne costituisce la parte in cui è possibile individuare elementi di fabbrica medievale: un muro di cinta e una torre a difesa. • Nelle testimonianze registrate, relative ai danni provocati dal sisma del 1542, viene costantemente ricordato il crollo dell’alto campanile della Cattedrale medievale; si ha, tuttavia, la possibilità di conoscere l’antica facciata della Cattedrale e del Palazzo, attraverso uno schizzo di Tiburzio Spannocchi, datato 1578.


Il Palazzo Vescovile presentava una facciata molto più arretrata rispetto a quella della Cattedrale (evidenziata per l’alto campanile che costituiva “la torre di avvistamento” più importante della città). Sul lato attualmente occupato dalle cappelle di Santa Lucia e del S.S. Sacramento si possono scorgere le colonne del tempio che delimitavano a nord un ampio spazio dinanzi al portone del Palazzo. Un alto muro chiude a sud lo slargo piegando sulla piazza, occupando più o meno lo spazio dell’antico muro del giardino vescovile. Questa configurazione permane fino alla fine del ‘500. Sarà Giovanni Torres che con un intervento edilizio voluto e realizzato in pochissimi anni muterà l’aspetto dell’antico edificio. Viene costruito, sin dalle fondamenta, un nuovo edificio, il cui prospetto modifica radicalmente l’iconografia precedente: confrontando lo schizzo dello Spannocchi si può agevolmente intuire che, intento del progettista, fu chiudere lo spazio aperto antistante all’antico portone creando il “cortile nobile” e assegnando all’antico cortile interno il ruolo di spazio nel quale venivano raccolte le attività e gli ambienti di servizio come i magazzini, le stalle, le cucine. Il prospetto della fabbrica “nuova”, costruito in linea con quello della Cattedrale, evoca stilisticamente la cultura rinascimentale piuttosto che quella barocca.

A seguito del sisma del 1693, il crollo del campanile travolse la Cattedrale coinvolgendo anche ampie porzioni del palazzo.

Un lungo atto notarile del 25 marzo 1745, riporta le relazioni sui lavori di ricostruzione eseguiti; e si descrive, tra l’altro, la formazione di un passaggio tra i due cortili che consentisse il transito delle carrozze. Fu deciso di ampliare il passaggio esistente, scavando “le fabriche vecchie ed antiche di calce e terra inservibili per fare il passaggio delle carrozze dal cortile rustico al cortile nobile”. Alcune indicazioni contenute nel documento sono utili per ricostruire la dislocazione antica dei locali del palazzo. La costruzione del passaggio risparmiò alcune crociere medievali, ma travolse altri ambienti come un antico carcere.

• Negli anni ‘80 del XVIII secolo, Luciano Alì interviene, oltre che per consueti lavori di manutenzione, per sarcire lesioni nel corpo di fabbrica costruito dal Torres, prospiciente la piazza del Duomo, che si manifestano qualche decennio dopo l’edificazione della sopraelevazione del Dumontier (1762).

Ben presto, però, ci si rese conto che il problema non poteva risolversi attraverso interventi isolati. Viene così chiamato, nel 1790, l’architetto Giuseppe Bertomagi che afferma nella sua relazione come i motivi del cedimento siano essenzialmente due: il primo è legato alla costruzione dell’edificio che avrebbe avuto delle fondazioni “collocate inconsideratamente sopra uno strato di rocca di picciola grossezza esotto questa altro strato di terra leggiera e fangosa”; il secondo è il peso notevole delle fabbriche superiori dovuto alla costruzione del Seminario aveva provocato un cedimento ed una “discesa delle fondamenta”. Il problema fu risolto con il rafforzamento delle antiche fondazioni.

• In seguito, le incursioni aeree del 1943 causarono danni al prospetto; e devastarono la porzione del palazzo posta all’angolo tra la via della Conciliazione e la via Torres. Alla fine della guerra utilizzando i fondi per la “riparazione dei danni bellici” furono stanziate alcune somme per ripararne i guasti, con le quali vennero, tuttavia realizzate, opere che modificarono sostanzialmente l’assetto del Palazzo.

Le opere di riparazione dei danni bellici, eseguite sotto il controllo del Genio Civile, ebbero inizio con il restauro del prospetto. Seguirono, poi (tra il 1948 ed il 1958), altri due interventi: uno riguardava la sopraelevazione del corpo traverso del palazzo; l’altro, il rifacimento dell’edificio sulla Via della Conciliazione. Quest’ultimo progetto, diviene occasione per l’edificazione di una nuova fabbrica che consentirà di riportare all’interno dell’Arcivescovado, l’antica biblioteca donata dal vescovo Alagona. Il primo progetto, portò alla costruzione della Cappella chiamata inizialmente “dei Chierici” e divenuta in seguito la Cappella Baranzini. La nuova elevazione, con solaio di calpestio, in cemento armato a nervature parallele (travi alte cm.70,00), è posta sopra l’antico corpo di fabbrica, di certo tra i più antichi del palazzo, che, posto a separazione tra i due cortili , contiene i resti di fabbriche medievali; ed aveva subito diverse modifiche, delle quali l’ultima fu l’allargamento del passaggio nel 1745.



Torre Normanna: Ricostruzione volte in pietra
2) INDIVIDUAZIONE DELLE PARTI A MAGGIORE RISCHIO DI COLLASSOL’immobile nel suo complesso, non appare interessato da lesioni o da altri difetti che possano interpretarsi come segnali di cedimenti delle fondazioni: Tutte le fondazioni presentano una buona tessitura con pietre e malte in buono stato di conservazione; e poggiano su idoneo substrato. Le patologie in atto sono legate alle numerose modifiche dell’organismo originario, ed alle stratificazioni che ne hanno variato le configurazioni statiche originarie. Possiamo osservare: spostamento di conci dal sedime originario (Torre Normanna); fatturazione di elementi lapidei (corpo di fabbrica che separa i due cortili); segni di cedimento delle murature dell’ala sud (appartamenti privati del Vescovo) . Questi ultimi dissesti si relazionano alla rimozione eseguita, a piano terra, di ampie porzioni di muratura su cui si impostano le volte in pietra, eseguita al fine di trasformare, i tre ambienti voltati esistenti, in unica sala.

© Enrico Reale . Pubblicata il 03 Giugno 2009.
3) LIMITI E FINALITA’ DEL PROGETTO Si tratta di un intervento parziale, limitato alle parti dell’immobile soggette a maggior rischio di danno; e più precisamente:

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• Il corpo traverso tra i due cortili.• La parte di torre Normanna che costituisce l’attuale accesso alla biblioteca Alagoniana.• L’edificio denominato “Ferrini” .• Il salone di piano terra del seminario, ubicato nell’ala del palazzo tra il primo cortile ed il giardino.


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4) LA CAMPAGNA DIAGNOSTICA Le operazioni conoscitive preliminari alla redazione del progetto esecutivo, utili al fine di formulare la “diagnosi delle alterazioni”, attraverso ispezioni sul manufatto; prove in “situ”; e prove di laboratorio; si sono basate, su indagini su murature e terreni di fondazione; ed analisi materiche – mappatura – test di restauro. Ogni area campione è stata considerata un cantiere in miniatura che ha richiesto gli stessi criteri decisionali e le stesse procedure che guidano ogni cantiere di restauro. Nella stessa logica operativa rientrano le mappature dei materiali costitutivi e del degrado, le quali, oltre a fornire una definizione generale delle diverse forme di alterazione, sono serviti a localizzarne la presenza ed a quantificarne l’estensione.


© Enrico Reale . Pubblicata il 03 Giugno 2009.
5) LA MODELLAZIONE STRUTTURALEL’ordine di grandezza delle sollecitazioni relative, tanto allo stato di fatto, quanto al criterio di intervento individuato, è stato individuato attraverso modellazione strutturale di porzioni del palazzo, opportunamente identificate, tenendo conto del quadro fessurativo riscontrato; ed è stata verificata la differenza di comportamento sotto-sisma, delle singole parti, prima e dopo l’intervento. Dalle indagini sul manufatto sono state dedotte le caratteristiche fisiche e meccaniche del materiale costituente la muratura. Gli elementi finiti utilizzati hanno applicazione nel campo elastico lineare e, seppure non appropriati al fine di individuare il comportamento complessivo sia statico che dinamico di una costruzione in muratura, forniscono utili indicazioni sulle sollecitazioni in gioco relativamente alle rigidezze degli elementi orizzontali da impiegare ed ai valori medi di tensione esistenti nella muratura prima e dopo l’intervento.


© Enrico Reale . Pubblicata il 03 Giugno 2009.
6) I PRINCIPALI INTERVENTI DI CONSOLIDAMENTOIl complesso degli interventi strutturali previsti per le parti a maggior rischio di crollo del palazzo Arcivescovile di Siracusa, si colloca nel quadro del “miglioramento”, in quanto compatibile con le esigenze di tutela e conservazione. Per quanto riguarda il corpo traverso tra i due cortili, è da evidenziare come la soprelevazione edificata, negli anni ‘50 (ampia aula ecclesiale con solaio di calpestio in calcestruzzo armato) costituisca la principale causa del disseto delle murature sottostanti. L’esigenza, manifestata dalla proprietà, di non procedere alla demolizione delle più recenti parti della fabbrica, unita alle richieste di tipo conservativo e di miglioramento delle capacità portanti degli elementi di fabbrica, si traduce nella progettazione di presidi, che utilizzano materiali analoghi a quelli esistenti. Tali opere sono dimensionate così da avere una rigidezza analoga a quella della struttura originaria, della quale viene mantenuta la funzione statica e sfruttate le capacità resistenti. Le murature in elevazione sono di varia tipologia in relazione alle articolate fasi evolutive del palazzo che coprono circa novecento anni di storia (dal periodo Normanno agli ultimi decenni del secolo scorso); inoltre, le numerose modifiche e manomissioni degli elementi strutturali pongono in condizione di particolare vulnerabilità alcune porzioni dell’immobile. I principali interventi di consolidamento strutturale eseguiti sono stati:

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A) RIPRISTINO DELLA CONTINUITA’ MURARIA (PIETRA CONCIA):• Nella torre Normanna, dove la principale causa di degrado strutturale è costituita dall’apertura (anni ’50 del secolo scorso) del vano di accesso alla biblioteca “Alagoniana” .• Nel salone di piano terra del Seminario, ove la “firmitas” della fabbrica risulta compromessa dalla parziale rimozione delle murature su cui si impostano le volte in pietra.• Nel corpo traverso che separa i due cortili; ove per migliorare le carenze costruttive connesse all’esiguo spessore del paramento murario di prospetto sul primo cortile, è stato costruito un arco di scarico in pietra concia al fine di convogliare in maniera opportuna i flussi di carico fortemente incrementati dalla soprelevazione eseguita utilizzando i fondi per il risanamento dei danni bellici.

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B) RIPRISTINO DEGLI AMMORSAMENTIOve si constata il venire meno della regola del “buon costruire” (setti murari ammorsati tra loro in maniera insufficiente), si è intervenuto inserendo, in corrispondenza della lesione causata da deficenze nelle morse, in leggero sottosquadra, elementi lapidei di adeguate dimensioni.


Ripristino continuità muraria
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C) RIFACIMENTO DI VOLTE IN PIETRATutti gli orizzontamenti in c.a. (nei vani attigui la torre Normanna, e la ex portineria) sono stati sostituiti da volte in pietra concia con tessitura analoga a quella originaria. La ricostituzione della volta originaria utilizza blocchi di calcarenite lavorati “a cuneo”, secondo la prassi locale; vengono, così, ridotti gli spessori dei giunti di malta e migliorata la resistenza della volta. L’aumento dei costi e tempi di lavorazione sono compensati dal miglioramento della qualità dell’intervento.

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D) TIRANTI METALLICISono stati utilizzate barre di acciaio saldabile e controllato in stabilimento, ad aderenza migliorata, con filettatura continua. Al fine di ridurre la sollecitazione di compressione trasmessa dalle piastre di ancoraggio alla muratura, sono state inserite contropiastre di ripartizione di dimensioni tali da limitare la tensione di compressione sulla parete ad un valore medio non superiore a 10 kg./cmq. Non è stata impressa alcuna azione di pretensione poiché i suddetti presidi hanno funzione antisismica ed entrano in funzione, vincolando le pareti, solo quando necessario.

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E) CORDOLO SOMMITALE IN MURATURAARMATA I cordoli murari sommitali, saranno costituiti da filari di pietra squadrata. Nel filare centrale sarà predisposto un vano che ospiterà una barra metallica ed annegata in un getto di calcestruzzo.

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F) SOLAI Si è proceduto alla sostituzione degli elementi la cui sezione, interasse, o stato di conservazione risulta inadeguata. L’utilizzo di tiranti collegati alle travi consente una distribuzione degli sforzi tra le murature per mezzo del solaio.

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G) TETTI E SOTTOTETTI . E’ stata sostituita l’orditura di sezione insufficiente, realizzando un tetto altrettanto leggero e di facile montaggio di quelli tradizionalmente usati; i legni spingenti sono stati sostituiti da capriate o travi disposte parallelamente alla pendenza di falda nei vani di minore luce.

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H) SUPERFICI AD INTONACO Tra gli intonaci, quelli a malta di cemento, presentavano i maggiori segni di degrado (decoesionamento e polverizzazione) evidenziandone l’incompatibilità con la muratura di supporto. Gli intonaci più vecchi (a cocciopesto a doppia grana di inerti, pozzolana e calce) si trovano in buono stato di conservazione ed ottima consistenza tanto da presentare alveolizzazioni tipiche del degrado del materiale lapideo. I primi sono stati sostituiti da intonaci a coccio pesto e malta di calce idraulica; i secondi sono stati opportunamente consolidati, puliti e protetti.


© Enrico Reale . Pubblicata il 03 Giugno 2009.

© Enrico Reale . Pubblicata il 03 Giugno 2009.

© Enrico Reale . Pubblicata il 03 Giugno 2009.

Progettisti
Enrico Reale, Sebastiano Floridia
Collaboratore
Altri Collaboratori
Giacomo Sessa
Consulente
Altri consulenti
Analisi materiche, mappatura e test di restauro: "L'ISOLA laboratori di restauro di Francesco Mannuccia & C. S.n.c." ----- Indagini su murature e terreni di fondazione: "IPERTEC s.r.l."
Costruzione
Direzione Lavori
Enrico Reale, Sebastiano Floridia
Appaltatore generale
ESSE I s.r.l. Servizi Industriali  


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