porta Ligny - palazzi di pregio

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Palazzi di pregio
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porta Ligny

Porta Ligny
documentazione pdf




Na potta...
pi trasiri e sciri ri ‘na casa
‘n passaggiu pi l’amici
p’addifenniri ri cu ni voli mali
nu riparu
‘n cacciri pi nun fari sciri.
Sempri e sulu ‘na potta,
catina pisanti
‘na barrera.
Ieri ora e sempri.
‘Na potta sbarrata e cu aspetta ca si rapi.
Megghiu ‘n casinu ‘nta ‘na rutta apetta ‘nsemi cu e sonna ca sunu
pi ccù voli.
Miatiddu addevo ca iè libiru ri spattiri pirati a ddritta e manca e novi

misi pi fari scuppiari a vita comu ‘n’omunu ca cecca i so di ritti
Mischinu chiddu ‘nta ‘na reggia cu cancelli r’oru.
Potti ccà e potti dda
‘nto celu ‘n terra e ‘n pararisu.
Nun ci su potti ca tenunu pi cu sapi sunnari,
abbulari, satari a peri ‘ncucchi liggeru comu ‘na vita assuppata i virità
cantannu comu ‘n’ariddu a vuci fotti.
Megghiu ‘n pottu i mari c’abbrazza apettu a cu sonna libittà ri campari ‘n paci
pi rifarisi ‘na vita.
No pi diri ma pi fari cu gnegnu e murusanza.
Se ci su potti nu’ ci staju, nu’ ci vegnu, nu’ ci sugnu!




L’amore per la mia terra e le sue tradizioni mi hanno costantemente sostenuto ho voluto esprimere la pena ed il rammarico per quel lo che non è ma poteva essere e che, comunque, potrebbe ancora realizzarsi.
Dedico questa bella opera alla mia città, e sopra tutto, alla genialità ed abilità delle maestranze siracusane di tutti i tempi le quali con il loro fare hanno reso grande unica e bellissima questa invidiata terra.
Foto, grafica, elaborazione, impaginazione e stampa: Antonio Randazzo

PREMESSA
Qualche tempo fa mi capitò tra le mani la riproduzione di una vecchia foto della porta d’Ortigia che mi incuriosì, non avendone mai
sentito parlare anche se spesso avevo sentito dire che un tempo "a na cet ta ura cu era rint ra era rint ra e l ’aut r i ristavunu fora".
Anche nelle varie pubblicazioni consultate si parlava delle antiche fortificazioni a difesa della ci ttà con generici accenni alle varie porte, tra le quali “ la magnifica superba” porta di Ligny.
Si riferivano alle antiche fortificazioni della città o, meglio ancora, all'imponente porta d’entrata, la porta di Ligny, la quale era la "maggiore delle magnifiche superbe porte" che coronavano poi, all'interno dell'attuale Piazzale Marconi, i fossati della piazzaforte, scomparse tutte nella demolizione" della fine '800.
La “PORTA LIGNY” impropriamente chiamata “Porta del l 'entrata del Castello”
Tanti Siracusani possiedono questa immagine fotografica dell’antica porta o copia di essa e restano sconcertati, senza parole,
nel conoscere come fu proditoriamente demolita nel 1893. Ampiamente il preside Prof. Salvatore Russo ne ha riferito nel la relazione dal titolo ”QUELLO CHE NON FECERO I BARBARI ”.
Se conservata, almeno per il passaggio pedonale e ciclistico, creando allora un altro ponte di attraversamento della darsena, gli amministratori del tempo, avrebbero precorso i tempi evitando anche la costruzione del cosiddetto nuovo terzo ponte.
Proviamo ad immaginare lo status dei Ci ttadini all’epoca dell’Unità d’Italia:
- i siracusani ne avevano certamente piene le tasche per aver sopportato le angherie di un regime spagnolo prima e Borbonico
dopo; - Ortigia era una cittadella fortificata sottoposta al demanio militare che la costringeva nel guscio;
- i Siracusani, almeno i popolani, erano costretti a pagare il pedaggio, sopportare i maltrattamenti e le umiliazioni conseguenti alla
presenza della soldataglia;
- chi lavorava all’esterno della cinta muraria non era libero di entrare e usci re a piacimento poiché rischiava di non poter rientrare
in casa;
- i terreni lasciati liberi dal demanio militare erano un ghiotto boccone speculativo per i soliti affaristi senza alcun ideale;
- il vetusto edificio, trascurato, mostrava i segni di un degrado tale che occorrevano cifre enormi per l’eventuale ristrutturazione;
- solo un’esigua minoranza oculata pensò di opporsi, ma senza concreti risultati;
- i politici del tempo, salvo lodevoli eccezioni, erano succubi e contigui alle lobby dei nobili prima e della ricca borghesia dopo e
quindi lontani dal pensare in positivo al futuro della città.
Ci rimane solo l’amara constatazione dei danni provocati nel corso del tempo.
La monumentale Porta, per la mole e l’epoca che ricorda, potrebbe dare comunque ancora oggi, ulteriore lustro a questa città.
Tutto ciò mi ha indotto a riflettere sul significato stesso del termine “PORTA” e colmare alcune lacune nel la conoscenza su fatti che ignoravo.
Da quando l’uomo è su questa terra tutte le civiltà girano attorno o si fermano davanti ad una porta.
Anche nei testi sacri si parla di porte del Cielo, porte del Paradiso, porte del l’Inferno, dell’abisso, del cuore, del la mente.
La porta è già per se stessa immagine della barriera che non lascia vedere cosa c’è al di là della realtà in cui viviamo, un baluardo, un ostacolo alla conoscenza.
Una porta è sempre davanti ai nostri occhi interponendosi e farci chiedere: cosa c’è dall’altra parte?
Essa, insieme a cancelli, muri, filo spinato, ignoranza, sono steccati di varia natura che dividono la realtà di un mondo da quella di un altro. Per analogia, la “gabella” il “dazio” o la “Dogana”, sono anch’essi elementi che costituiscono e quantificano il prezzo da
pagare per superare la soglia di quella porta per immergerci in un mondo del quale non abbiamo esperienza.
La porta, così come tutti gli steccati di qualsiasi natura, siano essi fisici, ideologici o mentali, intese anche come forma d’autodifesa per impedire che gli altri possano circolare liberamente all’interno del nostro territorio insidiando le nostre certezze i nostri archetipi,
fa ormai parte del patrimonio genetico dell’umanità.
Il tentativo di saltare un solco costò la vita a Remo per mani del fratello Romolo.
Allo stesso modo, il tentativo di conoscere cosa ci fosse al di là delle Colonne d’Ercole costò la vita ad Ulisse ed ai suoi compagni.
(Dante: Inferno XXIII).
Migliaia sono gli esempi tramandatici dalla storia e dalla mitologia.
Le “porte” edificate in muratura sono state tutte miseramente abbattute.
Ulteriori passi avanti sulla via dell’emancipazione totale sono stati fatti eliminando le transenne e gli sbarramenti ai confini tra varie nazioni consentendo la libera ci rcolazione, almeno in questa parte di pianeta, ma quando saranno abbattute tutte le barriere esistenti al mondo, che sono all’origine di tutti i mali di questa terra?
L’amore per la mia terra e le sue tradizioni mi hanno costantemente sostenuto ho solo voluto esprimere la pena ed il rammarico per quello che non è ma poteva essere e che, comunque, potrebbe ancora realizzarsi.









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