palazzo Lucchetti Ettore - palazzi di pregio

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Palazzi di pregio
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palazzo Lucchetti Ettore

L

Non ci sono tante notizie su questo edificio.
Palazzo Lucchetti venne edificato dall’avvocato Ettore Lucchetti

esempio a Siracusa di stile NEO GOTICO





In questa casa abitò anche Enrico Cardile poeta scrittore Messina-Siracusa
1884-1951

vedi anche:http://www.antoniorandazzo.it/siracusani/cardile-enrico.html



dipinto

TRATTO DA:

LA PRODUZIONE DI UNO SPAZIO URBANO Siracusa tra Ottocento e Novecento di Salvatore Adorno
UN GRANDE DEMANIO COMUNALE:
L'AREA DEGLI EX FORTILIZI
Quando le quote di livello furono comunicate ai concessionari, molti di loro avevano già iniziato la costruzione, alcuni avevano solo posto le fondazioni e altri avevano già alzato i prospetti. In ogni caso, per l'amministrazione si rendeva urgente il problema del livellamento delle pendenze e della sistemazione del manto stradale, poiché tutte le costruzioni si trovavano sotto il livello della strada19.
La prima proposta di sistemazione stradale fu fatta, nella seduta del consiglio comunale del 4 ottobre 1892, dall'avvocato Ettore Lucchetti, che da poco aveva firmato l'atto di concessione di una delle aree più prestigiose del piano, vincendo un'asta al rialzo di circa il trenta per cento del prezzo base. Lucchetti motivò la necessità dei lavori su un triplice ordine di idee: da una parte l'oggettiva necessità di riportare le strade al livello dei fabbricati; dall'altra quella di garantire il migliore decoro dello spazio d'ingresso all'isola di Ortigia, provvedendo alla costruzione dei marciapiedi, al lastricamento con basole, all'illuminazione, all'impianto di qualche fontana, alla piantumazione di alberi; infine, l'opportunità di offrire lavoro in una fase di profonda crisi occupazionale. Il dibattito consigliare fu pacato e tutto centrato sul costo dell'operazione e sulle ristrettezze del bilancio comunale e si concluse incaricando l'ufficio tecnico di stendere il progetto e il piano finanziario dell'opera. Nella sua prima uscita in consiglio, la questione del «decoro delle strade» si presentava come un tema urbano condiviso e gestibile in modo unanime.

L'enfiteusi pubblica si risolse così in una vantaggiosissima speculazione fondiaria per i notabili delle professioni e della rendita e per le più grosse famiglie commerciali, che si accaparrarono la maggior parte delle aree, sfruttando i risparmi economici garantiti dal contratto e pagando canoni e affrancazioni a prezzi poco più alti di quelli proposti dai lottizzatori privati. La zona umbertina, caratterizzata da un'edilizia residenziale, usufruiva così delle stesse agevolazioni delle aree di edilizia economica e popolare della borgata

30 acsr, Delibere di consiglio, 10 gennaio 1894, Sistemazione strade. Interlandi fece notare che molti consiglieri erano interessati all'appalto in quanto proprietari delle case dei quartieri nuovi. Il sindaco affermò che «nessuno dei consiglieri presenti figura negli atti di enfiteusi stipulati fra questo municipio e i proprietari dei nuovi fabbricati». Interlandi rispose di «vederli e trovarli rispettivi ai suoi posti». Intervennero subito i proprietari di case nei nuovi quartieri. De Benedictis rilevò che le osservazioni mosse dal principe Interlandi erano fuori luogo e non potevano interpretarsi che come gratuite insinuazioni, dichiarò inoltre che tanto l'oratore quanto il suo collega avvocato Lucchetti per questa e per gli altri affari consimili si erano sempre astenuti. Lucchetti si difese affermando che la casa costruita nell'area degli abbattuti fortilizi era di sua moglie, aggiungendo: «Lo affare dello sterramento della strada riflette un'opera di interesse pubblico e non privato», concludendo che si era sempre astenuto in casi consimili e che «come ha fatto in precedenza lo farà pure oggi». Fiume Cassia fece osservare che i consiglieri comunali non si erano mai astenuti quando si era trattato di deliberare sulla sistemazione e riparazione delle strade fiancheggianti i fabbricati di loro proprietà, come non si erano mai astenuti nei casi in cui il consiglio aveva disposto lavori nei ronchi e cortili di loro proprietà.

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