Agamennone 1930
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Agamennone di Eschilo 1930
Dopo la distruzione di Troia, TAtride ritorna trionfante nella propria reggia di Miceno, dove la infedele Clitennestra trama con il drudo Egisto l'uccisione dell'eroe.
Agamennone è accolto da Clitennestra con subdole dimostrazioni di tenerezza e di gioia.
Invano Cassandra predice il luttuoso e criminale evento: il re infatti emette spasimanti grida ed è ucciso dalla nefanda consorte dietro le quinte.
Il suo cadavere viene portato sulla scena e la tragedia si chiude con sinistri preannunzi di vendetta.
Con l'Agamennone l'amore materno è atrocemente ferito e perciò scatta impetuosa la reazione di Clitennestra.
Tale in sintesi il motivo della tragedia che è di indubbio e indiscusso valore artistico, senz'altro la migliore di Eschilo e che può dirsi un capolavoro per la verginità poetica e la complessità scenica.
Dominano nell'opera due figure femminili: l'una Clitennestra, creatura forte ed ardita, forse personaggio unico nella tragedia greca per la fierezza del carattere; l'altra, Cassandra, infinitamente dolce ed estremamente vittima, è creatura che av-vince e che commuove, che soprattutto rattrista allorché in lei si intravede la fatalità della colpa.
La parte più bella del dramma è la scena in cui Cassandra, invasata da furore profetico, svela al coro terrorizzato quanto sta accadendo dentro il palazzo reale: è uno dei brani più sublimi e terribili che abbia il teatro greco.