Prometeo Incatenato 1954 - siracusa tragedie greche

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Prometeo Incatenato 1954

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Prometeo Incatenato di Eschilo 1954

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Su una rupe deserta della Scizia, Cra-tos (la Potenza) e Bia (la Violenza, perso-naggio muto), seguiti da Efesto, si apprestano ad inchiodare Prometeo, il Titano condannato da Zeus per avere rapito agli dei il fuoco per farne dono ai mortali.
Ad Efesto tocca l'ingrato compito di inchiodare alla roccia il ribelle Titano.
Rimasto solo, Prometeo si lamenta dell'ingiusta pena.
Accorrono a confortarlo le Ninfe Oceanine (che formano il coro), e Oceano stesso, che gli consiglia di sottomettersi a Zeus.
Sopraggiunge un'altra vittima di Zeus, la vergine Io, la bellissima figlia di Inaco amata da Zeus, deturpata da corna di giovenca e costretta dalla gelosa sua sposa Era ad un continuo errare da un continente all'altro sotto lo stimolo tormentoso dell'assillo.
A lei, che racconta la sua triste storia, Prometeo predice che sarà proprio un suo discendente, Eracle, a liberarlo e che dopo molte e dure peregrinazioni, attraverso favolosi paesi con terribili mostri, Zeus avrà pietà di lei e le restituirà il senno.
Allontanatasi Io, il Titano riafferma che Zeus, ora così tracotante, dovrà un giorno venire a patti con lui per salvare la sua signoria.
Zeus, che ha udito la profezia, gli manda Ermes per saperne di più e strappargli il suo segreto (Zeus perderà il trono se sposerà Teti).
Prometeo inflessibile rifiuta ogni rivelazione e, per la sua persistente ribellione, viene sommerso in un abisso da uno spaventoso cataclisma insieme alla rupe su cui è incatenato.
Molto incerta è la cronologia della tragedia; si pensa ad una datazione piuttosto bassa e molto probabilmente deve essere collocata, anche per ragioni di indole formale, al periodo dell'Orestea.
Il Prometeo incatenato è la prima parte di una trilogia, a cui seguivano il Prometeo liberato e il Prometeo portatore di fuoco.
Con il Prometeo Eschilo dà vita a una figura che vorrebbe significare la libertà che, essendo dell'uomo in quanto essere razionale, non tollera l'oppressione brutale.
Problematico e profondo, Eschilo, nel Prometeo, supera se stesso affrontando, nella maestosità religiosa e poetica del suo concepire, un grande problema come quello della necessità di dare ordine e giustizia all'umanità, Tale necessità è, infatti, sofferta da Prometeo in lotta contro l'oppressione divina, nonostante anch'egli sia dio.
Nel Prometeo è possibile cogliere il senso della religiosità di Eschilo, senso che non coincide con l'adesione ossequiosa al teismo ufficiale del tempo, bensì con la convinzione più profonda dell'esistenza pura di un ordine superiore, di una sorta di archè che deve governare tutte le cose, La religiosità di Eschilo è dunque singolare e nuova rispetto a quella del suo tempo, sfiora quasi il monoteismo della bibbia, dà credito e potenza a una divinità che non punisce né si vendica per invidia o gelosia, come è per i greci, bensì agisce in conformità necessaria, logica ed obiettiva alle azioni buone o cattive dell'uomo, Affiora, inoltre, nel dramma un motivo che accosta quasi la divinità eschi­lea alla provvidenza cristiana, anche se tale accostamento è solo possibile nella dimensione della inesorabilità della giusti­zia: in Eschilo, comunque, si tratta di una giustizia che punisce, senza concedere salvezza, chi ha peccato e che profonde copiosa le pene anche quando sono stati i padri a sovvertire l'ordine stabilito, Un posto di rilievo ha, dunque, il motivo del­la colpa, la cui radice — come opportuna­mente sottolinea lo stesso Achille Fioc­co — "è nell'orgoglio dell'uomo, nella sua tendenza a peccare...
La tara del pec­cato attira la punizione da una generazio­ne all'altra, perché nella tara stessa è il seme del delitto".
 
Il dramma, il più significativo di Eschilo, stilisticamente molto semplice, è veramente singolare anche per la presenza di personaggi che sono tutti dei.
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