Eracle 1964
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Eracle di Euripide 1964
Intorno all'altare di Giove, dove tro¬vano rifugio, se ne stanno supplici Anfi¬trione, padre putativo di Eracle, Megara moglie di Eracle, figlia di Creonte, re di Tebe, con i tre figli giovanetti dell'eroe. Costoro sono minacciati di morte da Li- co, re dell'Eubea, il quale, approfittando dell'assenza di Eracle, che è disceso nel¬l'Ade ed è creduto morto, uccide Creonte e si impossessa del trono della città. Lieo vuole bruciare sul rogo questi poveri sven-turati; ma le suppliche di Anfitrione e di Megara riescono a commuoverlo ed egli concede che sia loro data la morte di spa¬da. Il sacrificio sta per compiersi, quan¬do improvvisamente ritorna Eracle che uccide Lieo e salva i suoi cari. La vicenda sembra chiusa e non è che all'inizio. Sulla sommità del palazzo appaiono Iride (mes-saggera dei Numi) e Lissa (nella quale si personifica la follia); quest'ultima, inviata dalla dea Era, sovverte la mente di Eracle, il quale, in preda alla follia, uccide la mo¬glie e i propri figli, rimanendo poi acca¬sciato; e così lo trova Teseo, re di Atene, che invita pietosamente l'eroe a lasciare Tebe ed a seguirlo in Atene per purificar¬lo dei delitti.
Non sappiamo con esattezza quando VEracle e composto e rappresentato. Se¬condo il parere dei più viene composto dopo il 426 avanti Cristo ed e considerato dell'ultimo periodo di Euripide.
Anche se la tragedia risente molto della mancanza di unità di azione e con¬siste tutta nel contrasto tra la prima parte e la seconda, tuttavia essa si può conside¬rare un autentico capolavoro.
Con VEracle — come afferma lo stes¬so Aristotele — Euripide merita di essere definito il poeta più tragico. Ed infatti, la tragedia è di grande effetto drammatico sia allorché il protagonista, trascinato al suicidio dalla disperazione, è da esso di¬stolto per le parole suasive di Teseo, sia perché, proprio nelle stesse parole, è pos¬sibile cogliere l'accusa violenta contro le colpe che gli dei hanno nei confronti degli uomini. Ecco allora che una tragedia par¬ticolare si tramuta in un dramma univer¬sale che fa esplodere, in tutta la profondi¬tà e l'amarezza della coscienza e del sen¬timento umano, la carica di pessimismo nei confronti delle forze superiori
Si può dire che il dolore umano tro¬va in quest'opera di Euripide l'occasione propizia per essere espresso: insieme con il dolore il lettore avverte la profonda an¬goscia e il pianto della disperazione a mala pena trattenuto che opprimono la persona quando e cosciente che si è soli.