Edipo a Colono 1936
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Edipo a Colono di Sofocle 1936
Edipo, vecchio e cieco, sorretto e gui-dato dalla pietosa ed amorevolissima fi¬glia Antigone, giunge ad Atene sul colle sacro all'eroe Colono, non lungi dal bosco sacro alle Eumenidi, ove, secondo l'oracolo di Apollo, egli troverà l'ultima pace.
La città pia e ospitale che darà a Edipo sepoltura avrà sicurezza e vittoria sui nemici.
I vecchi di Colono, che formano il coro, in un primo momento ostili, alla fine si inteneriscono alle sue preghiere e mandano uno di loro a interrogare Teseo, re di Atene.
Giunge intanto da Tebe l'altra figlia Ismene, in cerca del padre e della sorella, ad annunciare che Polinice, al fine di ereditare il trono paterno, sta per muovere guerra ad Eteocle, che è rimasto sul trono di Tebe appoggiato da Creonte.
Entrambi chiedono che Edipo ritorni in Tebe poiché, secondo l'oracolo di Delfi, il suo rientro sarebbe pegno di salvezza per la patria.
Ma Edipo rifiuta energicamente: rimarrà in Atene e non tornerà da coloro che lo hanno scacciato e sospinto ad errare in esilio.
Il magnanimo Teseo conosce da Edipo la ricompensa promessa dall'oracolo per la città che custodirà il suo corpo e gli promette ospitalità e protezione.
Verso Creonte e verso Polinice, che vengono a supplicarlo di ritornare a Tebe, Edipo si mostra sdegnato: non cede alle minacce del primo, che tenta di rapirgli le figlie, e alle preghiere del secondo che, cacciato da Tebe dal fratello Eteocle, volendo recuperarne la signoria, si presenta al padre perché lo favoreggi.
Lo sdegno del padre, invece, aumenta e gli fa rinnovare contro i figli la maledizione: cadranno uccisi l'uno per mano dell'altro.
Ed ecco, la tempesta scoppia: un tuono annunzia a Edipo che l'ora estrema è giunta.
Edipo fa chiamare Teseo e gli chiede di accompagnarlo solo verso il luogo ove l'estremo destino lo chiama. Ivi, a lui soltanto, rivelerà segreti che varranno a proteggere Atene contro ogni violenza e che saranno trasmessi da ciascun re soltanto al suo successore quando sarà per morire.
Poi, lasciate le figlie, muove verso la voce divina e scompare nel sacro bosco.
Un messaggero ne racconta poco dopo la fine misteriosa.
La grande tragedia si chiude con il pianto delle figlie orfane.
E' l'ultimo dramma di Sofocle, rappresentato postumo nel 401 avanti Cristo.
L'Edipo a Colono, la più religiosa delle tragedie di Sofocle, il cui protagonista ha tanti punti di somiglianza col vecchio poeta, può essere definito il dramma più soave di Sofocle e, nel contempo, il più poetico.
Interessa in esso, più che l'azione che, fra l'altro, è estremamente debole, la esaltazione lirica di Atene e di Colono.
Si avverte quasi, inoltre, che l'autore desideri il riposo di Edipo, ingiustamente provato dalla sorte.
Su Edipo, eroe senza colpa e responsabilità alcuna, come una volta si era posata l'ira degli dei, ora si posa la grazia.
Si ha quasi l'impressione di assistere alla riabilitazione e all'esaltazione dell'eroe che innocentemente ha sofferto per responsabilità non sue.