Aiace 1939 - siracusa tragedie greche

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Aiace 1939

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Aiace di Sofocle 1939

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L'Aiace ha una trama semplicissima.
Nel prologo, recitato da Atena, la dea spiega a Ulisse la follia di Aiace, enunciando la legge suprema dell'uomo e il messaggio della tragedia: riconoscere i propi limiti.
Ulisse è riuscito a farsi assegnare le armi di Achille con il favore di Minerva, Agamennone e Menelao.
Aiace, ingiustamente defraudato delle armi, sdegnato e sconvolto, vuole vendicarsi dell'affronto subito.
Durante la notte si reca nell'accampamento per uccidere i capi dei greci ed Ulisse, colpevoli di non avere attribuito a lui le armi tanto desiderate.
Ma Minerva, da lui irritata per il contegno superbo, non mai paga di punirlo e di umiliarlo, gli fa perdere il lume della ragione e gli fa invece massacrare alcune greggi dell'esercito.
Tornato in sè, l'eroe generoso sente la vergogna dei suoi atti e, non trovando altra via per salvare l'onore all'infuori del suicidio, si dispera e si uccide senza esitazione gettandosi sulla sua spada, impassibile alle suppliche della dolce schiava Tecmessa che invano tenta di consolarlo con amorose parole e recandogli il figlioletto Eurisace.
Nella seconda parte (la scena che prima era innanzi alla tenda di Aiace è ora in un boschetto sulla spiaggia del mare), Teucro, fratello del suicida, dopo polemiche varie con gli Atridi, ottiene che sia data onorata sepoltura al corpo dello sventurato.
Teucro ha potuto compiere il proprio dovere grazie all'intervento di Ulisse che, nemico di Aiace in vita, ora nel dolore si mostra umano e pio verso il defunto, e ne esalta con magnanime parole la gloria.
Il dramma si chiude con i preparativi delle esequie.
L'Aiace, di cui non si sa la data di composizione, e da ritenersi la più antica delle tragedie di Sofocle giunte a noi.
La tragedia, specialmente nella prima parte, è concepita ancora secondo gli schemi eschilei, col coro in funzione di attore; ma lo studio dei caratteri, specialmente in Tecmessa, è già molto progredito. La stessa problematica eschilea (in quanto svolge l'idea che alla tracotanza umana segue la vendetta divina), di cui risente ancora la tragedia, non rappresenta il motivo centrale del dramma ma solo lo sfondo.
Il protagonista del dramma esprime tutta la problematica della tragedia: in Aiace, infatti, Sofocle concentra oltre alla superbia dell'uomo, cui si oppone la vendetta degli dei, la sua stessa solitudine, vissuta e sofferta con fermezza di carattere e con ostinata volontà.
Su questa base Sofocle con l'Aiace dà vita a quella che è la scoperta più importante del suo teatro: l'eroe e la sua solitudine tragica.
Con l'Aiace, Sofocle crea una delle più magnanime ed alte figure che conosca la scena di ogni tempo: un eroe che non ha nulla di meschino e che emerge fiero nella saldezza del carattere.
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