Edipo a Colono 1952
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Edipo a Colono di Sofoche 1952
Edipo, vecchio e cieco, sorretto e guidato dalla pietosa ed amorevolissima figlia Antigone, giunge ad Atene sul colle sacro all'eroe Colono, non lungi dal bosco sacro alle Eumenidi, ove, secondo l'oraco¬lo di Apollo, egli troverà l'ultima pace. La città pia e ospitale che darà a Edipo sepol¬tura avrà sicurezza e vittoria sui nemici. I vecchi di Colono, che formano il coro, in un primo momento ostili, alla fine si inteneriscono alle sue preghiere e manda¬no uno di loro a interrogare Teseo, re di Atene. Giunge intanto da Tebe l'altra fi¬glia Ismene, in cerca del padre e della so¬rella, ad annunciare che Polinice, al fine di ereditare il trono paterno, sta per muo¬vere guerra ad Eteocle, che è rimasto sul trono di Tebe appoggiato da Creonte. En¬trambi chiedono che Edipo ritorni in Te¬be poiché, secondo l'oracolo di Delfi, il suo rientro sarebbe pegno di salvezza per la patria. Ma Edipo rifiuta energicamente: rimarrà in Atene e non tornerà da coloro che lo hanno scacciato e sospinto ad erra¬re in esilio. Il magnanimo Teseo conosce da Edipo la ricompensa promessa dall'ora¬colo per la città che custodirà il suo corpo e gli promette ospitalità e protezione. Verso Creonte e verso Polinice, che ven¬gono a supplicarlo di ritornare a Tebe, Edipo si mostra sdegnato: non cede alle minacce del primo, che tenta di rapirgli le figlie, e alle preghiere del secondo che, cacciato da Tebe dal fratello Eteocle, vo-lendo recuperarne la signoria, si presenta al padre perché lo favoreggi. Lo sdegno del padre, invece, aumenta e gli fa rinno¬vare contro i figli la maledizione: cadran¬no uccisi l'uno per mano dell'altro. Ed ecco, la tempesta scoppia: un tuono an¬nunzia a Edipo che l'ora estrema è giunta. Edipo fa chiamare Teseo e gli chiede di accompagnarlo solo verso il luogo ove l'e¬stremo destino lo chiama. Ivi, a lui soltan¬to, rivelerà segreti che varranno a proteg¬gere Atene contro ogni violenza e che sa¬ranno trasmessi da ciascun re soltanto al suo successore quando sarà per morire. Poi, lasciate le figlie, muove verso la voce divina e scompare nel sacro bosco. Un messaggero ne racconta poco dopo la fine misteriosa. La grande tragedia si chiude con il pianto delle figlie orfane.
E' l'ultimo dramma di Sofocle, rap-presentato postumo nel 401 avanti Cri¬sto.
L'Edipo a Colono, la più religiosa delle tragedie di Sofocle, il cui protago¬nista ha tanti punti di somiglianza col vecchio poeta, può essere definito il dramma più soave di Sofocle e, nel con¬tempo, il più poetico. Interessa in esso, più che l'azione che, fra l'altro, è estre-mamente debole, la esaltazione lirica di Atene e di Colono. Si avverte quasi, inoltre, che l'autore desideri il riposo di Edipo, ingiustamente provato dalla sorte. Su Edipo, eroe senza colpa e re¬sponsabilità alcuna, come una volta si era posata l'ira degli dei, ora si posa la grazia. Si ha quasi l'impressione di assi¬stere alla riabilitazione e all'esaltazione dell'eroe che innocentemente ha sofferto per responsabilità non sue.