Edipo Re 1922 - siracusa tragedie greche

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Edipo Re 1922

Spettacoli -1914-1980 > spettacoli 1922

EDIPO RE DI SOFOCLE

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Sono passati alcuni anni da quando Edipo, dopo aver liberato Tebe dalla Sfinge, è succeduto sul trono di Laio e ne ha sposato la vedova, Giocasta, sorella di Creonte.
Ed ecco una terribile pestilenza scoppia in Tebe; Edipo fa del suo meglio per sollevare il popolo il quale attende da lui, vincitore della Sfinge, un rimedio contro il malanno della peste che affligge il paese.
Edipo dà notizia di avere inviato a Delfi, presso l'oracolo di Apollo, il cognato Creonte.
Giunge quindi Creonte che reca il responso dell'oracolo delfico: perché il terribile morbo cessi, è necessario si trovi e si scacci da Tebe colui che, tuttora ignoto, uccise Laio, il vecchio re di Tebe.
Edipo promette di far luce sul delitto e, per consiglio del coro, ricorre all'arte profetica del vecchio e cieco Tiresia, il quale non esita ad imputare il delitto ad Edipo stesso.
Il sovrano non gli crede e lo scaccia, sospettando che sia complice di un complotto ordito da Creonte.
Giocasta cerca di confortare il marito e lo esorta a non credere agli oracoli.
Ma Edipo continua nelle indagini e vuole sentire il pastore che è stato testimone dell'uccisione di Laio.
Giunge intanto un messo da Corinto ad annunziare la morte del suo re, di quel Polibo che Edipo ha sempre creduto suo padre.
La notizia è buona e sembra liberare il sovrano dalla taccia di parricidio.
Giocasta proclama la falsità degli oracoli, ma Edipo teme che si possa avverare la seconda parte dell'oracolo: il matrimonio incestuoso con la madre (secondo la predizione dell'oracolo di Febo, Edipo avrebbe dovuto uccidere suo padre e unirsi poi con la propria madre).
Il messo, per liberarlo da ogni timore, gli rivela che egli non è figlio di Polibo: il re era stato affidato da un mandriano di Laio, che lo aveva raccolto sul monte Citerone.
Giocasta è la prima a capire e subito si allontana disperata dalla scena.
Edipo invece non si rende ancora conto di nulla e vuole che si rintracci il mandriano per poter chiarire il mistero della sua origine.
Arriva il vecchio mandriano: egli non è altri che il pastore tebano prima convocato.
In un contrasto con il messo di Corinto si scopre tutta la verità: Laio e Giocasta, per timore della nota profezia, fecero esporre il neonato sulle balze del Citerone; il bimbo venne però salvato dal vecchio servo pastore di Laio ed affidato ad un pastore di Polibo, cioè al messo di Corinto, perché lo allevasse nella sua terra.
Edipo allora piomba nella più grave disperazione e fugge entro la reggia.
La tragedia, che si svolge lontano dagli occhi degli spettatori, viene riferita da un servo: Giocasta si è impiccata ed Edipo si è accecato sul cadavere della moglie con una fibbia d'oro della morta.
Edipo, con accorata tenerezza, raccomanda al cognato Creonte le due piccole figlie Antigone ed Ismene e si allontana, solo, in volontario esilio, perché impuro e parricida.
E' incerta la cronologia del dramma: molto probabilmente viene rappresentato intorno al 425 avanti Cristo.
Con l'Edipo Re, Sofocle riprende ancora una volta, dopo l'Antigone, il mito della stirpe maledetta dei Labdacidi conducendo l'azione del dramma in maniera mirabile e perfetta.
L'Edipo Re, il capolavoro di Sofocle, è forse l'opera più bella di tutto il teatro greco. Alla tecnica perfetta della forma si aggiunge la verità profonda di un contenuto, che indaga mirabilmente su ogni di-mensione della vita umana evidenziandone i lati più terribili e tragici Oltre il motivo dell'ineluttabilità del Destino affiora l'altro della scoperta da parte dell'uomo della duplicità della sua personalità: tale motivo, peraltro, è di grande attualità se si pensa al contrasto pirandelliano del "teatro dello specchio".
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