Le Trachinie 1933
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Le Trachinie di Sofocle
Il prologo è recitato da Deianira, sposa di Eracle, la quale attende in Trachis, presso la reggia di Ceice, il ritorno del marito, assente da quindici mesi.
Non avendo notizie del marito, ella invia, per consiglio della nutrice, il figlio Ilio a ricercarlo.
Un messo viene ad annunciare che l'eroe è vivo: tale notizia, peraltro, è confermata da Lica, araldo di Eracle, che reca con sè uno stuolo di prigionieri di guerra, fra cui Iole, figlia di Eurito, re di Ecalia. Il messo svela a Deianira che Eracle ha assalito e distrutto la città di Ecalia per impadronirsi della giovane e bella figlia del re, della quale s'era innamorato.
Deianira, che non vuole rinunciare all'amore del marito, invia ad Eracle, per mezzo di Lica, una tunica che il centauro Nesso le aveva donato, affermandola valida a farle recuperare l'amore del marito, quando era stato ferito a morte da una freccia avvelenata, intinta nel sangue micidiale dell'Idra di Lerna, scagliatagli da Eracle medesimo quando aveva tentato di usarle violenza nel guado del fiume Eveno.
La tunica, come ben sapeva il centauro che così volle vendicarsi dell'uccisore, è invece intrisa del sangue suo avvelenato dalla freccia fatale e provocherà la morte di Eracle.
Deianira apprende dal figlio Ilio che Eracle sta per giungere moribondo: per il rimorso del tragico inganno si ritira nella reggia e si uccide.
Eracle si fa portare dal figlio sul monte Oeta, perché lo bruci sopra un rogo, e gli comanda di prendere Iole in moglie.
La tragedia, che prende il nome dal coro formato dalle donne di Trachis, probabilmente dev'essere collocata dopo il 421, cioè dopo la composizione dell'Elettra; è certamente posteriore all'Eracle euripideo.
Le Trachinie, la più criticata delle tragedie di Sofocle e di recente rivalutata, sono forse il dramma più desolato del poeta e quello che più risente l'influsso dell'arte di Euripide.
Fondamentale nel dramma è la figura di Deianira, donna del contrasto.
Di carattere, infatti, timido e rassegnato, dolce e delicato, ella diviene l'eroina silenziosa di un terribile suicidio.
La bellezza del dramma sta proprio nella profondità dell'analisi della psicologia femminile: in ciò Sofocle ha superato lo stesso Euripide, dipingendo con gran maestria e con le sfumature più delicate l'animo sensibile della protagonista, creatura di immensa dolcezza, la donna più amabile che sia mai apparsa su una scena greca.
La tragedia, divisa in due parti, raggiunge il più alto pathos nella prima.
Nella seconda parte si ha la tragedia di Eracle; ma l'eroe dalla forza sovrumana, vittima anch'egli di un destino cieco e malvagio, è di gran lunga meno poetico della sposa Deianira.