Elena 1978
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Elena di Euripide 1978
La bellissima Elena, causa della guer¬ra troiana, nel prologo racconta le proprie sventure. Paride, ingannato dagli dei, ha condotto a Troia il fantasma di Elena, mentre questa veniva trasportata da Er¬mes per ordine di Era in Egitto presso la reggia di Proteo: la vera moglie di Mene¬lao non è quella falsa immagine intorno a cui i Greci e i Troiani combattevano da tanti anni. Elena, fedele al marito del qua¬le non ha più notizie, è amata, morto il saggio re Proteo, da suo figlio Teoclime- no, che se ne è invaghito e vuole ad ogni costo farla sua, si rifugia come una suppli¬ce presso la tomba di Proteo, che sorge presso la reggia.
Sopraggiunge Teucro, fratello di Aia¬ce, reduce da Troia, il quale, cacciato dal padre Telamone dalla terra natia Salami- na per non aver saputo impedire il suici¬dio di Aiace, viaggia per installarsi a Cipro in cerca di una nuova patria. Teucro in¬forma Elena della caduta di Troia e della probabile morte di Menelao. Trepidante e disperata, la regina tenta di uccidersi, ma il coro la persuade a consultare la giovane indovina Teonoe, sorella del re Teoclime- no, per avere notizie più sicure sul marito. Mentre si reca da lei, giunge, naufrago, ri¬coperto di lacere vesti, Menelao in perso¬na con la falsa Elena. Menelao, che è riu¬scito a salvarsi con alcuni compagni, na¬sconde presso le navi, in una spelonca, l'immagine di Elena scampata con lui al naufragio. Menelao, commosso e sorpre¬so, incontra la vera, l'autentica Elena. Marito e moglie si riconoscono, mentre un messaggero annunzia che la falsa Ele¬na si è dissolta nell'aria. I coniugi deci¬dono quindi di fuggire e di fare ritorno a Sparta. Con l'aiuto di Teonoe, tramano un inganno contro Teoclimeno: imbarca¬tisi con il pretesto di rendere onore a Me¬nelao morto in mare, ritornano in patria. Il re barbaro, sdegnato, non potendo ven¬dicarsi sui fuggiaschi, tenta di uccidere la sorella, l'indovina Teonoe, che ha aiutato i due a fuggire; ma al momento opportu¬no appaiono i Dioscuri, i divini fratelli di Elena, i quali riescono a salvare l'indo¬vina e a placare l'ira del re Teoclimeno.
La tragedia, intitolata alla bellissima Tindaride, rappresentata con molta pro¬babilità nel 412 avanti Cristo, viene com¬posta da Euripide negli ultimi anni della sua vita. Appartiene a quel genere di ope¬re che si possono definire "tragedie ro¬manzesche a lieto fine".
Anche in Elena, come d'altro canto in altri drammi euripidei, motivo centrale è quello della sorte, unica artefice delle vicende umane. Ipersonaggi, cioè, non so¬no eroi, ma uomini trascinati nelle loro azioni dal vortice misterioso del fato.
Si è discusso molto in merito alla dimensione tragica e melo drammatica del- VElena: c'è chi ritiene tale opera, infatti, non già una vera e propria tragedia, ma un autentico melodramma ove l'elemento più propriamente lirico e spassionatamen¬te romantico del contesto generale e del lieto epilogo si fonde mirabilmente con il tessuto tragico del racconto.
Comunque l'Elena esprime, anche se con minore impeto poetico dell'Ione, del¬l'Ifigenia in Tauride e dell'Elettra, il bel mondo fantastico caro ad Euripide. In essa, inoltre, l'arte del poeta si manifesta i in tutta la sua grandiosità non solo nei dolcissimi e musicali canti corali, ma an¬che in varie scene veramente eccellenti: la scena del riconoscimento e il conseguente duetto, ad esempio, dimostrano una abili¬tà difficilmente superabile.